mercoledì 28 dicembre 2011

LISTA DEI DESIDERI PER IL 2012

(da un articolo di Vito Meloni su Liberazione)

Nel 2012 il ridimensionamento del bilancio dell'istruzione pubblica sfiorerà la cifra record di 4 miliardi di euro in meno. I costi di questa operazione graveranno sempre di più sulle famiglie che già oggi, attraverso il cosiddetto contributo volontario, garantiscono il funzionamento delle scuole in misura spesso superiore al finanziamento statale. Blocchi subito questo taglio signor Ministro, se non vuole che la scuola pubblica sia spinta ancora più velocemente verso il disastro. Scelga lei dove prendere i soldi, dai finanziamenti incostituzionali alle scuole private o dai miliardi destinati all'acquisto di 135 caccia bombardieri. Oppure, se preferisce, dai capitali scudati, dalla vendita delle frequenze televisive o dalla tassazione dei grandi patrimoni e delle transazioni finanziarie. Ne troverebbe a sufficienza per investire nella scuola e per non massacrare lavoratori e pensionati.
Lanci un grande piano per la messa in sicurezza delle scuole, molti illustri economisti le potranno spiegare che, oltre alla doverosa tutela dell'incolumità fisica dei nostri ragazzi, ne trarrebbero beneficio anche l'economia e il lavoro.
Assicuri agli studenti con disabilità il sostegno cui hanno diritto senza costringere quanti ne hanno la forza a rivolgersi alla magistratura e gli altri, i tanti altri, a rinunciarvi. Assolverebbe un elementare dovere civico.
La scuola è un organismo delicato, avrebbe bisogno di cura, di tanta cura.
Lo chiedono con forza gli studenti, i docenti e i genitori che si sono mobilitati in questi anni e che, ci auguriamo, continueranno a farlo.

lunedì 19 dicembre 2011

Riceviamo dall'Assemblea per la difesa della scuola pubblica
di Vicenza
l'invito ad aderire a questa interessante iniziativa.

"Considerando la Scuola pubblica, che si fonda sui valori sanciti dalla Costituzione, un luogo centrale per la formazione del cittadino, abbiamo promosso per venerdì 13 gennaio 2012 alle ore 17.15, presso l’Istituto Canova di Vicenza, un incontro con il magistrato dr. Piercamillo Davigo, dal titolo

“Legalità, Costituzione e Scuola”
Riteniamo che questo incontro possa essere un’importante occasione di confronto e di stimolo per tutti i cittadini e in particolare per gli studenti.
Vi invitiamo a partecipare e a diffondere l’iniziativa ringraziandovi fin d’ora per la vostra collaborazione."
Ve lo diciamo per tempo, in modo che possiate annotarlo nell'agenda del nuovo anno ed abbiate il tempo di diffondere l'iniziativa della quale evidenziamo il valore civico!

mercoledì 7 dicembre 2011

Le maestre dopo Gelmini e dopo Monti

Le maestre della scuola primaria hanno subito in poco tempo dei pesantissimi aggravi per quanto riguarda i carichi di lavoro:

punto elenco

aumento delle materie da insegnare, quindi più tempo per preparare le lezioni e per correggere quanto prodotto quotidianamente dagli alunni;

punto elenco

tutte le ore sono diventate frontali con tutta la classe;

punto elenco

eliminazione delle compresenze, quindi niente più attività laboratoriali per piccoli gruppi e niente più lavoro individualizzato per gli alunni in difficoltà;

punto elenco

riduzione del sostegno all’handicap, quindi ricaduta del lavoro sull’insegnante di classe;

punto elenco

aumenti del numero di alunni per classe;

punto elenco

introduzione obbligatoria dei protocolli per gli alunni con DSA;

punto elenco

progressiva eliminazione dell’insegnante specialista di lingua inglese, quindi l’insegnante di classe deve prepararsi anche in questa importante materia.


In questo quadro bisogna anche collocare i sempre più difficili rapporti con le famiglie che pensano che la scuola debba avere un rapporto individuale con i loro figli, non più un rapporto contestuale di gruppo. Sempre più spesso si ha notizia di insegnanti aggrediti verbalmente o addirittura picchiati dai genitori o denunciati per fatti o parole che un tempo si ritenevano invece atti di buona prassi educativa.

Ora, come se già non fosse abbastanza, si chiede alle maestre sessantenni di continuare a lavorare in queste condizioni, dopo aver istruito ed educato per 40 anni, profondendo nel loro lavoro anche più del dovuto, generazioni di Italiani. Si dovrebbe anche tener presente che molte non sono in condizioni di salute ottimali: nel loro percorso lavorativo hanno contratto malattie dovute allo stretto contatto con tanti bambini e all’usura della voce, ma lo Stato ,molto ingiustamente, riconosce la causa di servizio solo se si manifestano noduli non guaribili alle corde vocali.

Ci portano sempre a riferimento l’estero, ma all’estero gli insegnanti non stanno in classe per così tanti anni, siamo gli insegnanti più vecchi del mondo. Gli altri stati rispettano i loro insegnanti e soprattutto sanno che i loro piccoli cittadini hanno bisogno di persone efficienti e in grado di dare il massimo di se stesse.

5 dicembre 2011
(dal sito della Gilda di Venezia)

domenica 4 dicembre 2011

Diamo i numeri?
  • 1900 miliardi di euro sono il debito pubblico dell'Italia
  • 80 miliardi di euro sono gli interessi annui che questo debito ci costa
  • 27 miliardi di euro sono le spese militari italiane per il 2010
  • 17 miliardi di euro pare sia il costo per alcuni cacciabombardieri F 35
  • 23 miliardi di euro corrispondono al valore della "manovra" che sta per essere partorita
  • 5 milioni e più sono gli euro che pagheremo al signor Guarguaglini, presidente di Finmeccanica come buonuscita......
E poi qualcuno dice che i numeri sono aridi!

lunedì 14 novembre 2011

Mario Monti è stato formalmente incaricato di formare un nuovo governo.
Berlusconi, con le sue scelte politiche ma soprattutto con i suoi comportamenti, ha fatto grave danno all'Italia e ha contribuito in modo determinante al degrado culturale, etico e sociale che vediamo attorno a noi. Essercene liberati (o che qualcuno ce ne abbia liberati, dato che le pressioni internazionali e l'andamento dei mercati non sono estranei alle sue dimissioni) è già un passo importante per ritornare a essere un paese "normale".
Tuttavia alcune dichiarazioni di Mario Monti, per di più abbastanza recenti, non ci rassicurano per nulla rispetto alla scuola. A gennaio di quest'anno, infatti, in un articolo sul Corriere della Sera egli scrisse "L'abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili."
Allora la nostra richiesta, a lui come a chi lo ha preceduto, è questa: la scuola non è solo numeri, la sua valutazione non può affidarsi alla sua convenienza economica. Prima di fare altri danni in un terreno che ormai assomiglia alle maceria dopo un bombardamento, si impegni davvero a capire - magari con qualche incursione sul campo - quant'è stata buona questa riforma.

lunedì 7 novembre 2011

IL SUOLO MINACCIATO

In questi giorni davvero dolorosi per quanto è accaduto in Liguria, vogliamo consigliarvi la visione di un film che spiega molto bene l'entità dei danni già provocati al territorio italiano.
Come educatori, oltre che come cittadini, non possiamo ignorare che esiste una sorta di responsabilità collettiva che ci impone di vigilare il territorio in cui abitiamo e di stimolare gli amministratori locali a compiere scelte che non contribuiscano a consumare il poco suolo che ancora ci rimane. E' una responsabilità verso le nuove generazioni, che si troveranno a dover fronteggiare i danni certi e progressivi dovuti ad una cementificazione e ad uno sfruttamento del suolo che non hanno paragoni nella storia passata.

http://www.ilsuolominacciato.it/film.html

martedì 1 novembre 2011

da la Repubblica ( 31 ottobre 2011)

Elogio degli insegnanti. Il computer non può sostituirli
MASSIMO RECALCATI

Un bravo insegnante, raccontava una volta un grande psicoanalista come Moustapha Safouan, si riconosce da come reagisce quando, salendo in cattedra, gli capita di inciampare. Cosa saprà fare di questo inciampo? Ricomporrà immediatamente la sua immagine facendo finta di nulla? Rimprovererà con stizza le reazioni divertite dei ragazzi? Nasconderà goffamente il suo imbarazzo? Oppure prenderà spunto da questo imprevisto per mostrare ai suoi alunni che la posizione dell´insegnante non è senza incertezze e vacillazioni, che non è al riparo dall´imprevedibilità della vita? Potrà allora far notare che lo studio più autentico e appassionato non è mai esente dall´inciampo perché è proprio questo, come il fallimento, a rendere possibile la ricerca della verità. Certamente ci sono insegnanti che separano il sapere dalla vita e che offrono ai loro alunni solo una serie di nozioni nate già morte. In questi casi non c´è vita ma routine e un uso sterile del sapere. Ma se esiste una vocazione all´insegnamento, non può che radicarsi nell´inciampo. E questo mostrano una serie di libri usciti in questo periodo che, nonostante tutto, sono dichiarazioni appassionate per la scuola e per chi tutti i giorni ci lavora e si dispera: da L´iguana non vuole di Giusi Marchetta (Rizzoli) a Ti voglio bene maestro! di Giuliano Corà (Angelo Colla Editore). Raccontano le loro difficoltà, gli errori, confessano le fragilità. E insieme rinnovano la voglia di andare avanti.

mercoledì 5 ottobre 2011

"Merito" è una parola che la Gelmini utilizza come un illusionista sventola un foulard mentre con l'altra mano si ficca in tasca il coniglio. Un'altra che usa spesso è "trasparenza". E' di questi giorni la notizia che i dati relativi ai bocciati, branditi dalla ministra a dimostrazione di un maggior rigore di cui la scuola le sarebbe debitrice, sono sbagliati.
Errore? Manipolazione per un loro uso propagandistico?
Fatalità, da tre anni il Miur non pubblica più "la scuola in cifre", un rapporto che rendeva appunto pubblici alcuni dati quantitativi rilevanti rispetto alla scuola, tra cui quello dei bocciati.
Davvero bizzarro che la ministra declamatrice della trasparenza, dalla stessa nei fatti rifugga.
D'altro canto rendere pubblici dei dati reali consente alla gente di conoscere la situazione e ragionarci, e conoscenza e capacità critica - come si rileva da quello che la ministra ha fatto alla scuola - per lei sono proprio due bestie nere.
Viva la propaganda, e zitti tutti.

venerdì 30 settembre 2011

Ogni mattina, un neutrino si sveglia e sa che dovrà correre più veloce della luce.
Ogni mattina, la luce si sveglia e sa che dovrà arrivare al Gran Sasso prima del neutrino.
Ogni mattina, non importa che tu sia neutrino o luce, ti toccherà ascoltare le minchiate della Gelmini che si è laureata a 732 km da casa e non riesce ad uscire dal tunnel…

(Aldo Vincent)

P.S. del blog: Massimo Zennaro, il responsabile della comunicazione del ministro Gelmini, ieri si è dimesso. Lo ringraziamo per il divertimento di cui gli siamo debitori e consigliamo alla Gelmini - se non è in grado di vagliare da sè le dichiarazioni che fa e che altri le scrivono - di scegliere con oculatezza il prossimo responsabile.

lunedì 26 settembre 2011

Ricordiamo che entro il 30 settembre i dirigenti devono comunicare all'USR i dati relativi all'attività alternativa alla religione cattolica.
Garantirla, sia nelle forme di un'attività specifica che come studio assistito da personale docente, per la scuola è un obbligo. Questo significa che gli studenti che esercitano il diritto di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica non possono essere semplicemente spediti da una classe all'altra, e che per la copertura non è necessaria alcuna autorizzazione preventiva dell'USR perché l'attività alternativa è appunto "un servizio strutturale obbligatorio". Se non è possibile dare attuazione a questo diritto con le ore di compresenza, ormai inesistenti, nè con ore di completamento di cattedra, e se nessuno è disponibile a prestare ore eccedenti, il dirigente deve nominare un docente apposito.
Il fatto che, quantomeno nella scuola primaria, a non avvalersi dell'IRC sia una minoranza, non ci esime dal rispettarne i diritti e dall'adoperarci per una sua sistemazione dignitosa.
E dunque, smettetela di correre avanti e indietro per il tunnel gelminiano ad acchiappare i neutrini, e pensate un po' ai bambini!

martedì 20 settembre 2011

Come mai gli insegnanti sono passati dall'essere una categoria rispettata e ritenuta importante per la società a essere considerati quasi inutili o, addirittura dei parassiti?
E' stato a causa della campagna calunniatoria di Brunetta e Gelmini, o costoro hanno solo cavalcato con furbizia e perseguendo i propri fini (che non sono nè il bene dello Stato, nè il miglioramento della scuola, com'è ormai chiaro) uno stato d'animo già diffuso?
Una di loro, con la lettera che pubblichiamo, dà parole al disagio e alla rabbia che provano in molti.

Parlo della crisi con un conoscente che fa l’ operaio. E’ arrabbiato perché alla moglie, operaia pure lei, toccherà andare in pensione a 65 anni. Solidarizzo con lui, commentando che noi lavoratori dipendenti pagheremo, come al solito, gran parte del conto previsto dalla manovra del Governo.

Mi guarda ostile - Voi dipendenti pubblici siete dei privilegiati, è colpa vostra se l’Italia è messa così!

ed enumera - posto sicuro, niente licenziamenti, un sacco di scansafatiche che fanno sonnellini negli uffici… e vogliamo parlare di voi maestre, poi, con tre mesi di vacanze estive?

Tento di spiegargli che negli ultimi anni siamo stati penalizzati pesantemente dal punto di vista economico e contrattuale, ma non sente ragioni: è assolutamente convinto di ciò che afferma e d’altronde “l’hanno detto anche in televisione che la spesa pubblica va tagliata e gli statali sono troppi”.

Torno a casa sentendomi infastidita e a disagio. Poi penso che questa volta non riesco, e non voglio, lasciar correre: quest’ultima goccia nel vaso proprio non ci sta!

Ebbene sì, sono una dipendente statale, una maestra. Il mio è un compito delicato, importante, di grande responsabilità, che io svolgo con passione e, dicono, competenza.

E’ un lavoro faticoso, spesso stressante: una classe di 25 alunni vivaci da ascoltare, capire, accompagnare nel loro percorso è impegnativa, giorno dopo giorno. Tra di loro, negli anni, alunni difficili con famiglie difficili per i quali ho cercato di esserci anche oltre il mio ruolo.

Il mio orario di lavoro è di 24 ore settimanali di lezione, ma in questo monte ore non si conteggiano la preparazione delle lezioni, la correzione dei compiti, le riunioni, gli incarichi da svolgere, i corsi di aggiornamento, i colloqui con le famiglie… Dopo 25 anni di insegnamento, il mio stipendio arriva a 1.500 euro mensili.

E’ un lavoro garantito, il nostro, conquistato però dopo anni di precariato, passato a far supplenze in giro per la provincia. Del fatto di avere un lavoro “sicuro” dovrei vergognarmi, quasi fosse una colpa.

Non mi sento né una nullafacente, né una privilegiata. Pago le tasse fino all’ultimo centesimo, non possiedo auto di lusso, né case di proprietà.

Negli ultimi due anni ho largamente contribuito al risanamento economico del mio Paese:

il mio stipendio di insegnante è bloccato dal 2009, anno in cui è scaduto il nostro contratto nazionale, e tale resterà fino al 2013 (se non addirittura, come sembra profilarsi, fino al 2017); gli scatti di anzianità, unico meccanismo di progressione della nostra carriera di docenti, sono stati congelati fino al 2014.

Come dipendente pubblica arriverò alla mia pensione a 65 anni. Se per caso andassi in pensione di anzianità e non di vecchiaia non riceverò il mio TFR prima di aver atteso due anni.

Naturalmente pagherò come tutti anche l’aumento dell’ iva, subirò il taglio delle detrazioni fiscali e delle agevolazioni assistenziali, previsto dalla manovra, così come avrò a mio carico il probabile aumento dell’ irpef regionale e comunale.

Vorrei far capire al mio conoscente, e ai tanti che come lui non rispettano il mio lavoro, che il problema dell’Italia non è la maestra o l’infermiere o il poliziotto o il ferroviere o la guardia forestale o il netturbino o tutti gli altri lavoratori statali che come loro, per il blocco del turn over e i tagli alle risorse, accumulano straordinari non pagati e turni insostenibili, garantendo come possono i servizi ai cittadini.

E naturalmente il problema non sono neppure gli operai. Perchè prendersela con chi rema accanto a te sulla stessa barca?

Il problema sono tutti quelli che non fanno la loro parte, evadendo le tasse e facendo mancare il loro contributo al funzionamento della società.

Prendiamocela con loro, che prendono il sole in coperta e in più non pagano neppure il passaggio!

Paola Pozza

giovedì 15 settembre 2011

Dal blog Asso di Picche rilanciamo questo post sulla scuola

Sistema Martini

I ragazzi di sinistra che protestano «li manderei a lavorare in miniera, ma non si può fare, vanno quindi inclusi a forza»: così parlò Morena Martini, assessore al Lavoro e all’Istruzione della giunta provinciale di centrodestra. Lunedì 12 la Rete degli Studenti, associazione vicina al Pd e alla Cgil, era in strada davanti ai licei di Vicenza contro i tagli alla scuola, la disoccupazione giovanile di massa e, facendo il verso agli indignados spagnoli, «un sistema che non ci considera». Per l’assessore, trattasi più o meno di fastidiosi rompiscatole: sono «senza midollo osseo e strumentalizzati da sindacati e partiti», ha infierito.
E’ miserevole che un politico si lasci andare a insultare in modo così volgare cittadini – perché anche i ragazzi, minorenni inclusi, sono cittadini – che ricorrono al sacrosanto diritto di protesta. Con un non-argomento, poi: sono di sinistra, quei giovani. E allora? Forse, secondo la esponente del Pdl, in piazza bisogna andarci solo quando la critica è condivisa da tutti gli orientamenti politici. Se così fosse, la democrazia, fondata sulla diversità di idee, sarebbe soppressa, perché non sarebbero ammesse differenze d’opinione.
Ma soprattutto: in che mondo vive, la Martini? Per il rispetto che dovrebbe portare alla targa davanti al suo ufficio, in cui c’è scritto che dovrebbe occuparsi di lavoro e scuole, sarebbe suo dovere tenere a mente che oggi chi ha 15, 20 o 30 anni sta già pagando le scelte irresponsabili e scellerate delle generazioni precedenti. Portano sulla testa, i giovani, la spada del debito pubblico eterno, della precarietà come dogma, della politica monopolizzata dalle camarille partitiche. E la signora Martini, che fa parte a tutti gli effetti di questa ingiustizia organizzata, da quale pulpito si permette di sputare in faccia a chi è destinato a una vita infame? Che si svegliassero, piuttosto, anche i giovanotti di destra, così la maleducata e irrispettosa assessora non avrebbe più alibi. “Né rossi né neri, solo liberi pensieri”, si gridava nelle contestazioni di due anni fa, intuendo che le antiquate divisioni novecentesche fanno il gioco del potere. Tutti contro il sistema e le Martini di tutta Italia, dunque, perché il futuro ce lo stanno fottendo a tutti, ma proprio a tutti. (a.m.)

venerdì 9 settembre 2011

E' finita la prima settimana di settembre. L'abbronzatura è già sbiadita, coperta anche dal pallore inevitabile quando si vede cosa sta succedendo nelle scuole.
In tutte le serate del Festival No Dal Molin di Vicenza c'è stato un punto informativo gestito dall'Assemblea Difesa Scuola Pubblica di Vicenza con il contributo nostro e dei comitati di Padova e Treviso.
Noi continuiamo a tenere alta la bandiera. Se ognuno facesse la sua parte, sarebbe tutto molto più facile.
Postiamo una notizia molto interessante: ricordate la class action contro le classi pollaio? Il TAR del Molise (sentenza 163/2011 depositata il 31 agosto) si è pronunciato con chiarezza al riguardo: in un liceo, da quattro prime classi si erano formate tre seconde, ciascuna con 29 alunni: la Gelmini se ne sarà rallegrata: così si deve fare e, se continua così, magari Tremonti le paga un caffè alla buvette di Montecitorio. Invece il TAR ha stabilito che questo non può essere: 29 alunni in un'aula sono troppi e l'ufficio scolastico regionale è obbligato a verificare preventivamente il rispetto delle norme igieniche e di sicurezza delle scuole, anche in presenza di possibili inadempienze imputabili a province e comuni quali enti responsabili della fornitura e manutenzione degli edifici scolastici.
E' una sentenza importantissima che permette di impugnare (ed anche di diffidare gli USR) direttamente le lettere degli Uffici scolastici regionali del MIUR che autorizzano le classi pollaio, ovvero classi formate con più di 25 alunni a prescindere dalla grandezza reale dell'aula, o anche classi con meno di 25 alunni che non rispettano l'indice individuale/alunno di 1,80 mq netti per materne, elementari e medie e 1,96 mq netti per le superiori.
La class action a suo tempo fu proposta da Politeia e Codacons. Quest'ultimo a breve metterà a disposizione un numero verde per segnalare eventuali accorpamenti.
Smettiamola di dare per scontato e inevitabile tutto quello che stanno facendo!

giovedì 1 settembre 2011

1° settembre 2011

Difficile augurare buon inizio anno a chi lavora nella scuola: Brunetta ha denigrato e screditato in ogni occasione gli insegnanti, facendoli passare agli occhi della gente come fannulloni, incapaci, gente demotivata e pagata troppo per quel poco che fa.
Dal 2008 la scuola pubblica è stata fatta oggetto di un attacco massiccio e sistematico che ha tagliato decine di migliaia di posti, ne ha ridotto l'orario e la qualità e ne ha peggiorato l'organizzazione.
In ogni occasione il governo, e anche la Finanziaria attualmente in discussione lo conferma, colpisce i lavoratori dipendenti, e lo si fa con particolare soddisfazione se sono dipendenti pubblici.
A seguito degli ultimi provvedimenti legislativi:
- le donne del pubblico vedranno innalzata a 65 anni l'età per accedere alla pensione di vecchiaia, in progressione, a partire dal 2012 (le lavoratrici private dal 2020)
- i contratti resteranno bloccati fino al 2017 (non è previsto infatti nella legge finanziaria alcun finanziamento in tal senso fino a quella data, esclusa un'indennità per "vacanza contrattuale"): la perdita media mensile lorda è stimata in 250 € lordi per lavoratore
- gli scatti di anzianità rimarranno congelati fino al 2014 (con una perdita economica grave, che inciderà anche sul calcolo della pensione e della buonuscita)
- il TFR verrà liquidato dopo 24 mesi dal pensionamento per le pensioni di anzianità (età + anni di contributi)
- chi ha maturato 40 anni di contributi dovrà andare in pensione un anno dopo. Non solo: dal 2013 l'uscita dovrà tener conto per tutti dell'incremento della cosiddetta "speranza di vita", con l'aggiunta quindi di un ulteriore mese di lavoro per chi maturerà i requisiti nel 2012, di due mesi in più nel 2013, di tre in più nel 2014.
E inoltre: le tredicesime dei lavoratori potranno non essere erogate se l'amministrazione da cui dipendono non avrà tagliato le spese secondo gli obiettivi prefissati dal governo
E il colpo di mano che prevedeva di non poter più conteggiare, ai fini del pensionamento, gli anni di corso di laurea anche se già riscattati non è andato a segno solo per le proteste che si sono scatenate.
Per il governo i nemici sono i lavoratori dipendenti e in special modo quelli pubblici, mentre il patto è con la casta e con gli evasori: la cifra dell'ultima maxi evasione fiscale scoperta ad Arzignano, circa 1 miliardo e 300 milioni nascosti all'estero negli ultimi anni, è quasi uguale a quella che il governo prevede di recuperare con l'ulteriore allungamento dei requisiti necessari per la pensione.
Ce n'è abbastanza, eppure i lavoratori sono quasi tutti silenziosi: forse pensano che alla fin fine si meritano quello che sta succedendo?
La CGIL e alcuni sindacati di base hanno proclamato per martedì 6 settembre uno sciopero generale: cos'altro bisogna subire prima che arrivi una reazione forte?

Ci vuole meno di un minuto per vedere il video per lo sciopero, ci dovrebbe volere altrettanto poco per decidere cosa fare.



domenica 28 agosto 2011

STA PER SUONARE LA CAMPANELLA CHE DARA' INIZIO AD UN NUOVO ANNO SCOLASTICO e ci sembra doveroso ricordare che l'età media degli insegnanti sta inesorabilmente aumentando. Non molti anni fa, chi andava in pensione con 40 anni di servizio veniva guardato con ammirazione. Oggi rischia di passare per uno sfruttatore della collettività e quindi viene giustamente punito da una classe politica che si ritiene inattaccabile.

La Repubblica - 21 agosto 2011 -
NOI INSEGNANTI E IL MIRAGGIO DELLA PENSIONE


VORREI esprimere tutta la rabbia che sono certa di condividere con centinaia di colleghi nella mia stessa situazione. Insegno in una scuola dell'infanzia statale e nel settembre 2013 sarei dovuta andare in pensione. Dopo il blocco del contratto e dello stipendio, con la nuova manovra dovrò lavorare un altro anno. Vorrei far presente che il lavoro nella scuola dell'infanzia è, per quanto bello e gratificante, molto faticoso e usurante e a sessant'anni diventa quasi insostenibile; si dovrebbe, per questo motivo, dare spazio ai giovani. Per ovviare ai tagli siamo spesso costretti ad effettuare ore di servizio in più che non ci vengono riconosciute e negli ultimi tempi l'entusiasmo e la voglia di continuare a dare il massimo si sta parecchio affievolendo.

Maria Chiara Bartoli
Mc.bartoli@tiscali.it


Sono un'insegnante e questo sarebbe stato l'ultimo anno di lavoro; d'improvviso due manovre finanziarie hanno aumentato di quindici mesi l'anzianità pensionistica, cosa che per me, avendo gli insegnanti una sola finestra a settembre, significa due anni in più di lavoro. Aggiungo che il Tfr mi sarà dato con due anni di ritardo, che la tredicesima non è sicura e che il mio contratto è fermo per sei anni, scatti di anzianità compresi. Dopo aver sempre lavorato e mai evaso le tasse, qualche progetto al pensiero della pensione così vicina io e la mia famiglia l'avevamo fatto. Intanto, grazie anche a queste due manovre, i precari e i giovani in generale possono continuare a vivere (o morire) d'aria e di speranza.

Aurora Casero
caseroaurora@libero.it


Lavoro come insegnante nella scuola dell'infanzia a Modena e il prossimo sarà il mio quarantesimo anno di insegnamento. A luglio compirò sessant'anni e, prima che questa nuova e disastrosa Finanziaria me ne bloccasse la possibilità, sarei finalmente riuscita ad andare in pensione. Insegnare e lavorare con i bambini dai tre ai cinque anni è un lavoro bellissimo e pieno di gratificazioni, che ho sempre svolto con passione. Tuttavia si tratta anche di un mestiere molto faticoso e, dopo quarant'anni di servizio, credo sia arrivato il momento di lasciare spazio ai più giovani, perché anche loro possano provare le stesse mie soddisfazioni in tutti questi anni bellissimi. Il governo ci sta chiedendo il durissimo sacrificio di continuare a lavorare, a discapito dei giovani.

Marinella Menziani
Modena

martedì 16 agosto 2011

Oggi, lezione di Storia.

27 dicembre 1973 …… agosto 2011

Cari lettori del blog, se avete un po’ di tempo fatevi un regalo, leggete l’intervista di cui mettiamo il link.

E’ una lezione di grande umanità, è l’incontro con un uomo politico che può darci la misura delle ere geologiche trascorse tra il 1973 e il 2011. Fatela leggere ai vostri figli, ai vostri alunni. Crediamo sia molto educativo non dimenticare le persone che hanno dato lustro alla nostra povera Italia.

E’ l’intervista di Oriana Fallaci a Sandro Pertini, che tra le tante cose preziose dice:

“La politica se non è morale non mi interessa. Io se non è morale non la considero nemmeno politica. La considero una parolaccia che non voglio pronunciare….”

http://www.oriana-fallaci.com/pertini/intervista.html

giovedì 11 agosto 2011

REGIONE VENETO: TAGLIATI I FONDI, BUONI LIBRO TOLTI A CENTINAIA DI FAMIGLIE

Ancora una volta la Regione penalizza le famiglie e non garantisce il diritto allo studio».È duro, durissimo l’attacco dell’assessore alle Politiche scolastiche Claudio Piron a palazzo Balbi. In questa circostanza a far sobbalzare l’esponente del Partito democratico sono i fondi (non stanziati) per i buoni libro. «Contrariamente all’anno scorso, quest’anno a poter usufruire dei contributi per l’acquisto dei libri di testo per le medie e le superiori, potranno essere solamente le famiglie che rientrano nella prima fascia Isee – spiega Piron – ovvero quella fino ai 10.600 euro che dovrebbe aver garantito il rimborso per tutti i testi acquistati». «La seconda fascia, quella tra i 10mila e 600 e i 13.500, che fino ad un anno fa poteva avere dei rimborsi parziali, non vedrà un euro. E non stiamo certo parlando di redditi alti, ma di nuclei familiari con lavori modesti che andrebbero sicuramente agevolati» dice ancora l’assessore che poi aggiunge: «Nel bando di gara si spiega poi che anche i rimborsi che dovrebbero venir garantiti, sono soggetti alla disponibilità di cassa. Il che vuol dire che se da Roma arrivano i soldi bene, altrimenti le famiglie dovranno arrangiarsi». Anche sulle borse di studio regionali che dovrebbero andare agli studenti di elementari, medie e superiori, ci sarebbero delle novità. «La novità è che quest’anno questa voce non è proprio stata finanziata e di conseguenza il bando non viene neppure pubblicato – continua – il che vuol dire che le famiglie venete, magari alle prese con la crisi economica, non potranno contare neppure su questo aiuto». «Come l’anno scorso invece – dice ancora Piron – La Regione scarica sui comuni gli oneri per i buoni libro». «La domanda per accedere la contributo infatti, può essere inoltrata solo per via telematica – conclude – ne consegue che chi non ha il computer deve essere aiutato. Un aiuto che l’anno scorso si è concretizzato in una convenzione con i vari Caaf che all’amministrazione comunale, quindi a tutti i padovani, è costata 12 mila euro».( dal Gazzettino, edizione di Padova, 3 agosto 2011)

sabato 23 luglio 2011

La sagra della luganega
Gli studenti universitari più bravi hanno protestato perchè pare che la Regione non trovi i soldi per le loro borse di studio. In compenso arrivano 170mila euro a foraggiare sagre locali di luganeghe, griglie roventi e spiedini vari, il tutto per rendere onore alla nostra identità veneta.
Nessun lettore del blog, ci auguriamo, vorrà mettere in dubbio l'importanza di valorizzare le nostre radici a partire dai bei tempi in cui si cacciava con la clava e si arrostiva la carne nel buio di grotte e spelonche. E gli studenti se ne facciano una ragione: vogliono soldi? Si inventino qualche bella sagra, la fantasia non manca.

giovedì 14 luglio 2011

estate, tempo di abbandoni....

Dal 2000, gli abbandoni scolastici nelle scuole superiori superano il 30 %.
Dei 616645 iscritti nel 2005, sono arrivati alla fine degli studi superiori 420872.
Circa un terzo dei fuggitivi prova a prendere un titolo di studio rifugiandosi nelle scuole private.
Ma ogni anno in 120mila vanno ad ingrossare le fila dei neet ( not in education, employment or training). Negli ultimi anni, i neet italiani tra i 15 e i 29 anni sono circa due milioni, oltre il 21 % delle leve anagrafiche, superati solo da bulgari e romeni.
( da Internazionale, 8-14 luglio 2011)

giovedì 16 giugno 2011

Le formiche, nel loro piccolo..

Dedicato alle formiche che sono andate a votare, portando vecchie zie e vicini di casa riottosi...

CHI VUOLE PRIVATIZZARE L'ACQUA
DOVREBBE DIMOSTRARE
DI ESSERE ANCHE IL PADRONE
DELLE NUVOLE
DELLA PIOGGIA
DEI GHIACCIAI
E DEGLI ARCOBALENI...

Erri De Luca

giovedì 9 giugno 2011


Signori e Signore, oggi vogliamo presentare a questo splendido pubblico la FORMICA NOGELMINI. Ben vedete la sproporzione tra l'animaletto e il carico con cui si cimenta.
Ma la FORMICA NOGELMINI non demorde e difficilmente si dà per vinta.
In queste settimane essa ha trascinato grossi pacchi di volantini sui referendum.
Non è questione di versatilità: essa sa bene che giustizia, acqua e ambiente sono beni comuni e patrimonio di tutti, tanto quanto la scuola.
Raggiungere il quorum la farebbe felicissima: date una mano alla FORMICA NOGELMINI!

domenica 5 giugno 2011



Brunetta e la scuola della rottamazione
di Marina Boscaino

Le sollecitazioni – ahimè – sono molte. E così, come capita da tempo, ecco qualche passo nei paradossi di una gestione della nostra scuola pubblica che rasenta il delirio. Come sanno anche i non addetti ai lavori, Brunetta conduce fiero una propria personale offensiva contro il mondo della scuola, che si colloca nella più generale caccia al fannullone nel pubblico impiego; per il ministro giustiziere sono settori identici, frequentati dalla stessa brutta gente: non se ne può più di assenteismo, insubordinazione, dichiarazioni contro l’amministrazione, mancanza di efficacia ed efficienza. Come nell’indimenticabile imitazione di Crozza, l’insofferenza e gli sbuffi del randellatore Brunetta si riverberano in una squallida notte in cui tutte le vacche sono nere e dove principi e ritorsioni si confondono in un’unica visione punitiva.


La scorsa settimana, raccolta di firme indirizzate al sen. Colli, portavoce del Ddl sulla privatizzazione del sostegno, provvedimento che minaccia di cancellare una norma di civiltà che tutta Europa ci invidia e che – se dovesse passare – costituirebbe un precedente di imposta sull’inclusione; particolarmente odiosa e ignobile, perché a pagare sarebbero le famiglie dei disabili: continuare ad integrare i propri figli nella scuola di tutte e di tutti.

Ma ecco: colpo di scena! La Ragioneria dello Stato pubblica il Massimario dei rilievi ispettivi – anno 2010”, che riporta le principali violazioni alla norma, nel nostro caso da parte delle scuole. Alla voce correttezza della procedura si legge: indebito accollo alle famiglie degli alunni di contributi dovuti in forma obbligatoria dagli Istituti. Il cosiddetto “contributo volontario” – una tassa il cui pagamento viene di fatto imposto ai genitori – era usanza solo delle scuole superiori; ma, dal 2008, considerate le condizioni in cui versano gli istituti, anche molti dirigenti di altri tipi di scuola hanno iniziato a esigere questa forma di finanziamento ora dichiarata indebita.

venerdì 27 maggio 2011

ULTIMI GIORNI DI SCUOLA, urge un breve ripasso...
(ci aiuta un articolo comparso oggi sul Venerdì di Repubblica)

1. Riduzione della spesa
Il documento Economia e Finanza del Governo per il 2011 prevede la diminuzione della spesa per l'istruzione dal 4,5 al 3,3 del pil (fino al 2040).
Considerate che la media OCSE è fissata intorno al 5,7 % ... (come sempre, ci piace primeggiare!)
2. Le famose tre I
Inglese e internet (su impresa è meglio sorvolare) sono oggi le più penalizzate; l'inglese in particolar modo, i cui insegnanti soffrono di tagli draconiani (sono circa la metà degli 8000 insegnanti in meno). Ma non temete, si può sempre introdurre lo studio del dialetto.
3.Scuola discount
Mentre le migliori università americane vengono a studiare il modello di scuola emiliano, con scuole d'infanzia d'eccellenza, noi adottiamo un modello di scuola anglosassone, con i test-quiz e i dirigenti manager. Tagli su tagli ai bilanci d'Istituto impediranno anche la realizzazione di quei progetti di "ampliamento dell'offerta formativa" che permettevano alla scuola di aprirsi alle diverse realtà locali.
4. I tagli
Si tolgono fondi alla scuola pubblica (8 milardi in tre anni, 1 miliardo e mezzo all'Università), ma rimangono inalterati i finanziamenti alle scuole private.
5. Ore di scuola
Alla primaria, pesanti tagli all'orario settimanale (come conseguenza della diminuzione di organico). Qualcuno ha chiesto alle famiglie se fossero d'accordo?

giovedì 12 maggio 2011

SBOCCIANO LE ROSE, ARRIVANO LE INVALSI...

Boicottaggio prove Invalsi? Conseguenza di un problema di comunicazione.
È scattata finalmente l’ora “x” delle prove Invalsi. Le notizie di boicottaggio non mancano, le smentite neppure. I Cobas, ovvero i “contro” più accaniti, forniscono cifre alte di adesione alla protesta in alcune città, dal 20 al 30%. Ma il Miur con un comunicato si affretta a rispondere che su un campione di 2.300 classi, solo 3 non hanno svolto la prova, e quindi “è logico ritenere che, su tutto il territorio nazionale, la percentuale delle classi dove il test non è stato svolto sia dello 0,13%”.
Certo che, soprattutto nella secondaria di II grado, i malumori non sono mancati, e neppure le prese di posizione da parte di alcuni collegi docenti, pur definite “improprie” dal Ministero. Perfino qualche associazione di genitori ha espresso ufficialmente il suo dissenso, accusando in particolare l’ “assoluta mancanza di informazione alle famiglie”.
Già, la mancanza di comunicazione: fuori dalle conferenze di servizio per addetti ai lavori, non sono arrivate in tempo utile da fonte istituzionale quelle argomentazioni necessarie a fare chiarezza, e si è lasciato che per mesi montassero le polemiche.
Sul piano giuridico, le prime precisazioni del Miur arrivano solo con la Nota del 20 aprile 2011. In buona sostanza, la tesi è che la rilevazione degli apprendimenti da parte del Servizio nazionale di valutazione costituisce un indispensabile strumento di sviluppo di una “autonomia responsabile”, finalizzata all’autovalutazione, al miglioramento e a “rendere conto dei risultati ottenuti”, come previsto proprio dal Regolamento 275/1999. La Nota del direttore generale Carmela Palumbo cerca altresì di smontare una delle obiezioni più consistenti opposte da tutti i sindacati: l’impegno “aggiuntivo” del personale va in qualche modo previsto nel piano delle attività e riconosciuto economicamente.
Seconda ambiguità: bisognava “sgomberare il campo dall’idea che valutazione coincida con controllo, sanzione, giudizio, quindi con un significato negativo, quasi minaccioso” e “costruire una cultura della valutazione sufficientemente condivisa anche all’interno della scuola, oltre che dall’opinione pubblica”, come ben argomentato da Giancarlo Cerini in un articolo del 29/4/2011.
Invece solo nel giorno delle prove, il 10 maggio 2011, in una intervista al Messaggero, il ministro Gelmini afferma con decisione che certi timori sulle prove Invalsi sono infondati: “Voglio che sia chiaro che con la valutazione non vogliamo punire nessuno, ma apportare miglioramenti al sistema”. Ma allora non si poteva fare prima un adeguato “piano di comunicazione”?
( Anna Maria Bellesia , da " La Tecnica della scuola" )

giovedì 5 maggio 2011

mercoledì 4 maggio 2011

mercoledì 27 aprile 2011

VENERDI' 6 MAGGIO

E' IN ARRIVO UNO SCIOPERO GENERALE!

Nella scuola gli scioperi non godono di grandi favori. C'è sempre qualche buon motivo per non farlo:cade di venerdì, costa troppo, ho il programma da finire, siamo in pochi, non servirà.....
Allora vediamo di trovare qualche buona ragione per aderire.....

CARA MAESTRA,

sai che cosa pensa di te questo governo?

Pensa che tu sia ricca, perciò…

ha congelato fino al 2013 il tuo stipendio (che nel contratto precedente aveva aumentato solo di 20 euro mensili) con pesanti ricadute su liquidazione e pensione

ti ha bloccato per due anni gli scatti d’anzianità (l’unico meccanismo di progressione del tuo stipendio) e dal 2013 ti aumenterà il salario solo se te “lo meriti”

ritiene che i gessi, la carta, la cancelleria, i libri e tutto ciò che ti serve per far bene il tuo lavoro te li possa comprare da sola

ha cancellato la possibilità di detrarre dalla tua dichiarazione dei redditi il 19% delle spese inerenti alla professione (libri, riviste, corsi…)

Pensa che tu faccia la furba, perciò…

ti fa pagare una tassa ogni volta che ti ammali (dai 5 ai 9 euro lordi di trattenuta per ogni giorno di malattia)

ha provato ad importi, durante la malattia, orari di reperibilità “da carcere”

minaccia sanzioni e provvedimenti disciplinari se non fai la brava

Pensa che tu, come donna, non abbia un granchè da fare (a parte il lavoro, la casa, i figli da crescere o i genitori anziani da accudire), perciò…

ti manda in pensione a 65 anni

Pensa che tu sia una fannullona, perciò…

ha aumentato il numero di alunni che puoi avere in classe

è convinto che tu possa benissimo arrangiarti da sola con gli alunni che hanno difficoltà nell’apprendimento o nel comportamento, con i bambini stranieri, con le famiglie

ritiene che tu possa tranquillamente insegnare l’inglese (anche se non lo sai) al posto della specialista

Una cosa buona di te, però, questo Governo la pensa…

Pensa che tu abbia una grande capacità di adattamento, perciò…

continuerà a togliere alla scuola risorse umane ed economiche e a te salario e rispetto sociale, convinto che tu non protesterai, non ti ribellerai e, alla fine, ti adeguerai… Vuoi davvero dargli ragione?






sabato 16 aprile 2011

Il nostro presidente del consiglio è impermeabile a tutto. Per un trench inglese questo è un vanto, per una persona è un segnale preoccupante: dubbio, riflessione e capacità di mettersi in discussione non sembrano essere disposizioni d'animo che egli conosca o che intenda minimamente praticare. Per nulla toccato dalle critiche di febbraio, all'Associazione delle mamme, riunita a Padova, egli di nuovo scrive che i genitori debbono "poter scegliere quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia".
Sempre alle mamme, prima di un bacio e un saluto affettuoso, garantisce "che il governo continuerà a lavorare con lo stesso entusiasmo e con lo stesso impegno per valorizzare il vostro ruolo nella famiglia nel mondo del lavoro e nella società".
A sentirlo si resta stupefatti, perché il suo governo finora è stato feroce nemico delle donne: cancellata la legge per impedire le dimissioni in bianco, azzerati i fondi per gli asili nido, innalzata l'età pensionabile, costretta la scuola a ridurre l'orario, nessuna risorsa per il fondo a favore delle donne imprenditrici, tagliati i fondi per le politiche sociali e per la famiglia.
Nasce una riflessione: a scuola si cerca di insegnare a essere sinceri e a praticare la coerenza tra quello che si dice e quello che si fa. Che siano questi i valori che Berlusconi non riesce a sopportare?

lunedì 11 aprile 2011

Informarsi è molto importante!
Cari amici del blog, questo post è un appello rivolto alle e ai gentili colleghi per invitarli a partecipare alle assemblee sindacali che si stanno tenendo in questi giorni. Un'altra mannaia si sta abbattendo sulla scuola primaria con la perdita dei posti d'inglese in organico, sostituiti (quando possibile) da insegnanti che stanno frequentando corsi di qualche decina di ore, parte in presenza e parte on line. I pensionamenti non verranno reintegrati, le ore di lezione si riducono sempre più, diminuiscono le opportunità che fino a qualche anno fa contribuivano a realizzare il pieno diritto allo studio voluto dalla nostra Costituzione. Sotto ai nostri occhi e nonostante i nostri sforzi la scuola perde i pezzi.
Facciamo almeno lo sforzo di rimanere in contatto, informiamoci, partecipiamo alle assemblee e agli scioperi, anche se ci costa e non sempre siamo convinti che possano servire. Ma forse stare zitti è meglio? Almeno, come abbiamo più volte scritto, quello che stanno facendo alla scuola non lo faranno con la nostra complicità!

mercoledì 6 aprile 2011

Alcune informazioni: la petizione al Presidente Napolitano ha raccolto più di 40.000 firme, un grosso obiettivo a cui abbiamo contribuito anche noi. I promotori hanno già contattato il Quirinale per concordarne la consegna.
Come saprete, sono stati assegnati gli organici della primaria per il prossimo anno scolastico. Il Veneto è stato colpito duramente: 831 insegnanti tagliati, addirittura più dei 748 previsti (sarà interessante vedere come se la gioca l'assessore Donazzan che in passato, pur senza avere ottenuto alcun risultato concreto, si era autoproclamata paladina della difesa della scuola veneta rassicurando tutti gli elettori del suo personale impegno...). Siccome non ci facciamo mancare niente, tra tutte le province la più penalizzata è stata Vicenza: perde 178 insegnanti e tutti ci si chiede non come si farà a mantenere la qualità della scuola, ma come si potrà semplicemente farla funzionare.

Alcune comunicazioni di servizio; se volete ulteriori precisazioni scriveteci.
  • giovedì 7 aprile alle 20,30 si incontrerà il nostro comitato
  • venerdì 8 aprile ci sarà la riunione dell'Assemblea di Vicenza
  • la conferenza con Eugenio Pappalardo su crisi ambientale e dissesto dei territori di venerdì 8 aprile, la sesta del ciclo "Attraversare la crisi", è stata annullata per problemi del relatore.

lunedì 4 aprile 2011

Evviva! Qualcuno in Parlamento si occupa dei gravi problemi che affliggono la scuola italiana.
Gabriella Carlucci, parlamentare del Pdl, tra le sette proposte di legge presentate il 18 febbraio ne ha ideata una che sarà davvero molto apprezzata dagli insegnanti : istituire una commissione d'inchiesta sull'imparzialità dei libri di testo. Necessità inderogabile perché " con la fine dell'ideologia comunista in Italia, i tentativi subdoli di indottrinamento restano tali, anzi si rafforzano e si scagliano non solo contro gli attori della storia che hanno combattuto l'avanzata del comunismo, ma anche contro la parte politica che oggi è antagonista della sinistra."
Grazie, onorevole Carlucci, siamo commossi per le attenzioni che ci rivolge. Si ricordi però che la sua collega Ministro dell'istruzione ha congelato per 5 anni le adozioni dei libri, che tra l'altro sono in buona parte stampati da case editrici di proprietà del Presidente del Consiglio.
Nel frattempo, nella sola provincia di Vicenza si perdono 178 posti di lavoro nella scuola primaria per il prossimo anno. Forse c'è qualcosa di più urgente da proporre, prossimamente, al Parlamento.....

lunedì 28 marzo 2011

Buona settimana a tutti.
Mettiamo assieme qualche notizia: quest'anno alle finali dei giochi sportivi studenteschi non sono stati ammessi gli alunni disabili perché il Ministero non aveva inviato gli usuali moduli previsti per loro. Più d'uno ha protestato ma la Gelmini dice che "è destituita di fondamento la notizia, apparsa su alcuni media, secondo cui i disabili sarebbero esclusi dalla pratica sportiva nella scuola italiana... una tesi falsa, usata strumentalmente per ragioni di lotta politica ". Fatto sta che i disabili - com'è, come non è - a questi giochi non hanno potuto andare. In questi anni la ministra ha sempre ribadito l'attenzione che il suo governo presta per assicurare il sostegno a chi ne ha bisogno. Fatto sta che il tribunale di La Spezia in questi giorni l'ha condannata a ripristinare a uno studente disabile le ore di sostegno, tagliate a causa della riforma, e a pagare le spese processuali. Per inciso: stamattina Berlusconi, prima di presentarsi al processo Mediatrade, afferma che dal 1984 si è allontanato dalle sue aziende, che non si è mai occupato di diritti TV e che, come ha più volte giurato sui cinque figli e sei nipoti, tutte le accuse sono false e dettate dalla volontà di perseguitarlo.
"Chi è in sospetto è in difetto" e si vede che non hanno la coscienza proprio immacolata.
Mai come in questi ultimi anni il "vero" è quello che si vede in TV e, se la realtà invece è un'altra, è semmai lei che si deve adeguare alla sua rappresentazione
A Forum, su Canale 5, una signora aquilana, commerciante di abiti da sposa, che si è presentata con il marito per discutere la loro separazione, racconta la notte del terremoto (mi si sono staccati i termosifoni dal muro...), descrive la ricostruzione (tutti hanno le case con i giardini, tutti lavorano), plaude a Berlusconi e a Bertolaso, inveisce contri chi protesta (lo fanno per stare ancora negli hotel a mangiare e dormire gratis a spese dello Stato).
Solo che la signora non è dell'Aquila, non è stata terremotata, fa un altro lavoro, quello in trasmissione non è suo marito. Ha avuto 300 euro di compenso e sta recitanto il copione che le hanno preparato a Mediaset (Mediaset... sì, Mediaset). Ma per tutti i telespettatori, la realtà sarà quella che hanno visto sullo schermo e su questa modelleranno le proprie opinioni.
Bisogna correre a dirlo, ai disabili, agli insegnanti, ai giudici: che si aggiornino, che si adeguino. Che si guardino un po' di tv e si sintonizzino con la realtà corretta.

sabato 26 marzo 2011

Dalla rubrica "Buongiorno" di Massimo Gramellini, su La Stampa di oggi.

Come il Pangloss di Voltaire che tesseva l'elogio del terremoto di Lisbona coi parenti delle vittime, Roberto De Mattei ha spiegato dai microfoni di Radio Maria che lo tsunami giapponese " è stata un'esigenza della giustizia di Dio" e che "per i bimbi innocenti morti nella catastrofe accanto ai colpevoli" (ma colpevoli di che?) si è trattato di "un battesimo di sofferenza con cui Dio ha inteso purificare le loro anime".
Ora, Pangloss era un paradosso letterario, ma De Mattei esiste davvero ed è pure il vicepresidente del Cnr, tempio e motore della ricerca scientifica.
Ma in quale paese l'autore di simili affermazioni può restare ai vertici della ricerca finanziata con denaro pubblico, senza che si muova il governo o almeno la Croce Rossa? In Italia, naturalmente. Dove due anni fa lo stesso De Mattei organizzò, a spese del Cnr, un convegno contro Darwin.
Non resta che invocare l'intervento divino: un terremoto "ad personam" che gli sfili la poltrona da sotto il sedere.

domenica 20 marzo 2011

Storia di una manifestazione

Dalla manifestazione di sabato scorso è passata una settimana. Abbiamo deciso di postare questa cronistoria non per autocelebrarci ma per due motivi: darvi conto delle nostre fatiche e affermare ancora una volta che dare voce all'indignazione è doveroso e anche possibile, pure con i pochi mezzi che si hanno.
Riguardo al primo punto richiamiamo proprio la mancanza di visibilità di cui parlava Paola nella sua lettera nel post di qualche giorno fa: il Giornale di Vicenza, principale quotidiano locale, ha dedicato alla manifestazione due articoli: in uno non ha nemmeno menzionato i due comitati promotori, nell'altro ha graziosamente nominato l'Assemblea ma noi continuiamo a non esistere. Riguardo al secondo punto
questo è un momento in cui dobbiamo tutti, in qualità di cittadini responsabili, trasformare l’indignazione in consapevolezza e concretezza: con il nostro impegno, le nostre azioni quotidiane e la nostra passione, una alternativa è possibile.


Dal 2 al 12 marzo ci sono dieci giorni. A qualcuno potranno sembrare tanti, ma vi assicuriamo che passano in fretta. Noi, Salvalascuolapubblica e Assemblea Difesa scuola pubblica, appunto il 2 marzo ci siamo resi conto che a Vicenza, a differenza di quanto accadeva in moltissime altre città italiane, per il sabato 12 non era prevista alcuna iniziativa sulla Costituzione. Abbiamo pensato che non si poteva tacere, che questo vuoto andava riempito e riempito anche del contenuto sul quale da più di due anni ci spendiamo: la scuola pubblica statale, scuola che la Costituzione riconosce e tutela come diritto.

Il tempo era così poco che all'inizio siamo stati tentati dall'idea di un presidio, magari uno a Schio e uno a Vicenza.

Poi abbiamo deciso di gettare il cuore oltre l'ostacolo e la parola d'ordine, pronunciata con un certo timore, è stata: manifestazione! Sono stati dieci giorni di delirio: la CGIL ci aveva contattati dando la propria disponibilità all'organizzazione, e di fatto il loro contributo è stato prezioso. Ma abbiamo comunque dovuto stringere in poco più di una settimana un processo che avrebbe avuto bisogno di un mese di tempo. La scelta di cercare le adesioni degli altri sindacati, di partiti e associazioni e degli studenti è stata motivata da una considerazione: ciascuno ha le proprie specificità, il dialogo non è sempre facile e alcune scelte non sono condivise. Ma questo è un momento molto difficile per l'Italia, un momento in cui i valori democratici vengono attaccati pesantemente: ci è sembrato che dovessimo dire forte e chiaro tutti assieme - al di là dei percorsi diversi - che la Costituzione e la Scuola pubblica e statale sono un diritto, che lo Stato deve proteggerli e garantirne la realizzazione, che invece il Governo italiano sta attaccandoli e cercando di distruggerli.

Riunioni organizzative a Schio, a Vicenza, tutti assieme, per decidere la piazza, quanti interventi sarebbero stati opportuni, quali associazioni si potevano coinvolgere, come gestire la comunicazione. La chiusura delle scuole per Carnevale rendeva tutto più complicato e stringeva ancora di più i tempi utili. Davvero l'esito della cosa sembrava incerto.

Bepi De Marzi ci ha rincuorato: con tenacia e passione, pagando di persona, testimonia da una vita che un mondo diverso, più giusto e accogliente è possibile, e ci ha detto subito di sì. Lo stesso Legambiente, l'Arci che ha accettato di colorare col telone dell'Arciragazzi la presenza dei bambini, il Movimento di Cooperazione Educativa, l'ANPI, per noi particolarmente importante dato che è grazie alla sua lotta che la Costituzione ha potuto nascere. Avevamo concordato con partiti e sindacati di fare una manifestazione senza bandiere, ma le bandiere dell'ANPI sono la storia buona d'Italia, e averle davanti allo striscione iniziale è stato motivo di orgoglio. Trovare chi suonasse non è stato semplice con un preavviso così esiguo, ma alla fine anche questa è andata e i volantini, cambiati e integrati infinite volte, sono partiti e in qualche scuola si è riusciti a distribuirli a tutti i genitori. Intanto si andavano concretizzando gli interventi che cercavano di dare voce a tutte le componenti della scuola. Il cambio di percorso, suggerito dalla questura per venire incontro alle richieste dei commercianti, ci ha un po' scombinati ma non ha cambiato la sostanza della cosa. Ci sono stati la conferenza stampa, i vari comunicati stampa, il coinvolgimento dei media, tutto a tempo di record e con la fatica di mettere assieme questo alla cosiddetta “vita quotidiana”, in pratica andare a lavorare e mangiare un paio di volte al giorno.

Possiamo dire che ce l'abbiamo fatta: chi dice duemila, chi dice quattromila, ma insomma a Vicenza sabato c'era un bel po' di gente: colorata, festosa, con cartelli e strumenti. Ad ascoltare, a parlare, ad affermare “Io difendo la scuola pubblica. Io difendo la Costituzione”.

Con questo link potete vedere alcune foto. L'intervento di Bepi De Marzi verrà messo on line dall'Assemblea di Vicenza.


giovedì 17 marzo 2011

TANTI AUGURI, ITALIA!

e di auguri hai un gran bisogno, e anche di gente che lavori per te.

Se avete qualche minuto, guardate il video di Tecnova.

martedì 15 marzo 2011

Vi siete goduti la Gelmini, l'altra sera da Fazio?
Chi conosce la realtà della scuola ha rischiato, come ogni volta che la ministra parla, lo scoppio delle arterie. Dicono tutti che la TV spesso fa male, a volte fa proprio malissimo. Chi invece nulla sa ne avrà magari avuto anche buona impressione. A questi si rivolge la lettera che postiamo inviata oggi alla Gelmini, alla trasmissione che l'ha ospitata e al Giornale di Vicenza.

Al ministro Gelmini.


Ho seguito la sua intervista alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa”, nonostante prevedessi già il tenore del suo intervento.


Per noi insegnanti è davvero difficile ascoltare le parole che Lei pronuncia senza provare un fortissimo senso di impotenza e rabbia.

Infatti anche stavolta Lei ha snocciolato composta dati e cifre, come una lezione mandata a memoria (sa, noi abbiamo occhio per queste cose…), tirando via con superiorità e malcelato fastidio sulle piazze che si riempiono per protesta.


E noi, come tutte le altre volte, l’abbiamo ascoltata friggendo sul divano.

E poi abbiamo commentato ad alta voce i passaggi più disonesti, con i nostri poveri mariti o mogli o figli, che in questi anni di nostra visibille sofferenza per la scuola che va in malora, hanno imparato a capire che in questi frangenti è meglio lasciarci sfogare.


Ma a noi non basta più. Vorremmo anche noi poter dire a tutti cosa sta davvero accadendo.


Vorremmo dire che non è vero che noi insegnanti siamo in troppi.

L’Italia è fatta di monti ed isole, di paesi, frazioni, contrade, e in queste realtà la scuola è spesso l’unico cemento che tiene insieme la comunità. Ma per far funzionare le scuole, anche piccole, ci vogliono insegnanti e bidelli. Vorremmo dire che nessuno di noi vorrebbe che il proprio figlio di 6 anni si facesse in corriera 20 o 30 km al giorno su strade di montagna per andare alla scuola elementare. Che è giusto che questi bambini abbiano la loro scuola e il loro insegnante, anche se sono in pochi. Che è dovere dello Stato garantire loro questo diritto.


Vorremmo tutti sapessero che sul bilancio del Ministero dell’istruzione pesano gli stipendi degli insegnanti di religione, scelti dalle Curie e pagati dallo Stato. E che gli insegnanti di sostegno, negli altri paesi europei, sono a carico del Ministero della Sanità.


Vorremmo tutti sapessero che per tagliare quelle decine di migliaia di posti sono state accorciate le ore di lezione settimanali in tutti i cicli scolastici. Che i programmi che guidano la nostra azione didattica sono sempre gli stessi, ma che abbiamo ore in meno alla settimana per svolgerli. Vorremmo tutti sapessero che la scuola primaria ha perso le ore preziose in cui svolgeva gite, laboratori, attività formative e di recupero importantissime per l’educazione dei bambini. E che allo stesso tempo nelle classi aumentano i casi difficili e gli alunni con difficoltà d’apprendimento. Vorremmo tutti sapessero che ci chiediamo ogni giorno quanti bambini perderemo per strada.


Vorremmo tutti sapessero che i bambini disabili hanno mediamente un insegnante di sostegno per 6/8 ore alla settimana su 27, 30, 40 ore di scuola. Che nel 2010 ci è voluta una sentenza della Corte Costituzionale per costringere il Ministero dell’Istruzione, che aveva messo un tetto alle assunzioni degli insegnanti di sostegno, a tornare sui suoi passi.


Vorremmo tutti sapessero che non è vero che non sono stati decurtati gli stipendi agli insegnanti. Il Governo ha invece bloccato per legge il rinnovo del nostro contratto per tre anni. Ha bloccato gli scatti di anzianità, unico meccanismo di progressione del nostro stipendio, e solo dopo molte proteste, ha promesso di reintegrarli, stanziando però soldi certi soltanto per il 2010. E vorremmo si sapesse che per farlo, il Ministero dell’Istruzione ha usato gran parte dei famosi risparmi ottenuti dai tagli, dopo aver promesso che quei risparmi sarebbero andati a premiare “gli insegnanti meritevoli”.


Vorremmo tutti sapessero che non è vero che i premi stanno per arrivare. Il Ministero regalerà una cifra una tantum all’esiguo numero di insegnanti che lavorano nelle scuole che si sottoporranno alla sperimentazione sulla valutazione. Soldi per tutti non ci sono.

Che tale sperimentazione è partita solo in 35 scuole, perché la stragrande maggioranza degli Istituti ha rifiutato un progetto valutativo superficiale e inadeguato, nato senza ascoltare la voce di chi di scuola si occupa ogni giorno.

Vorremmo tutti sapessero che la legge Brunetta prevede che ogni scuola debba individuare un 25% di insegnanti “bravissimi” a cui destinare il 50% delle risorse destinate al merito. Un 50% di insegnanti “bravi” a cui destinare il restante 50% di risorse. E un 25% di insegnanti “scarsi” ai quali non andrà nulla. E se in quella scuola i “bravi” fossero di più? O gli “scarsi” di meno? E’ serio un progetto che impone a priori un contingente fisso da premiare?


Il mio elenco potrebbe continuare ancora, ma qui mi fermo.


Noi insegnanti sappiamo benissimo, perché viviamo ogni giorno la nostra variamente drammatica realtà scolastica, che le cose non stanno così come lei le rappresenta, piegando dati, cifre, fatti alle sue necessità propagandistiche.

E la nostra frustrazione e amarezza scaturiscono proprio dal fatto che noi non abbiamo a disposizione i mezzi che Lei, che voi avete in abbondanza, per spiegare che no, le cose non stanno così come le raccontate al Paese.



E così scriviamo ai giornali, ci sfoghiamo sui blog, lottiamo per conquistare un angolino di spazio dove poter dire un po’ di quello che accade nelle nostre scuole.

Come vede ministro, a noi non resta che la piazza…




Paola Pozza, maestra



lunedì 14 marzo 2011

GRAZIE DAVVERO A QUANTI HANNO PARTECIPATO ALLA MANIFESTAZIONE,
CITTADINI, STUDENTI, GENITORI , INSEGNANTI .

A quelli che non sono venuti, diciamo che si sono persi una bella occasione per far sentire civilmente una voce di dissenso, esercitando uno dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione:
art.21
"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero..."

ecco, effettivamente, per partecipare é necessario allenarsi a pensare (preferibilmente con la propria testa)......

sabato 12 marzo 2011


Ai prossimi giorni un resoconto più dettagliato: davvero questa sera siamo troppo stanchi per dire qualcosa! Questo è il pullman che ci ha riportato a casa, come suol dirsi "stanchi ma felici".

mercoledì 9 marzo 2011

MANIFESTAZIONE DEL 12 MARZO

SABATO 12 MARZO TUTTI A VICENZA!

Ritrovo alle ore 16 in Piazza Castello, formazione del corteo

e arrivo in Piazza Matteotti.

Ci saranno:
  • la gioiosa presenza del Maestro Bepi De Marzi
  • spazio per interventi
  • firma dell'appello sulla scuola al Presidente della Repubblica
  • animazione per i bambini presenti
Chi volesse proporre un breve intervento, personale o a nome della scuola in cui lavora, è pregato di darne comunicazione al nostro indirizzo mail (salvalascuolapubblica@gmail.com)

Da Piovene, Schio e Malo passerà un pullman che al modico costo di 4 euro ci porterà a Vicenza risparmiando inquinamento e problemi di parcheggio.
Date la vostra adesione al cell. 334 627 3947.

DIFFONDETE L'INVITO A COLLEGHI E GENITORI!
ATTIVIAMOCI PER LA SCUOLA PUBBLICA!

sabato 5 marzo 2011


ANCHE VICENZA SCENDERA' IN PIAZZA

Assieme all'Assemblea Difesa Scuola Pubblica stiamo organizzando una manifestazione a Vicenza per il pomeriggio di sabato 12 marzo.
Per chi viene dall'Alto Vicentino e non ha voglia di prendere su l'auto, pensiamo di dare la possibilità di andare assieme in pullman partendo da Piovene.
Ci saranno testimonianze (Bepi De Marzi ha già confermato la sua presenza e sarà dato spazio a tutte le componenti della scuola), musica, e la petizione sulla scuola al Presidente Napolitano per a quale il 12 sarà l'ultimo giorno di raccolta firme in cartaceo.
Ci sarà soprattutto la possibilità di dimostrare che la scuola pubblica fa parte dei beni comuni che vogliamo difendere.
A breve metteremo a disposizione il volantino.
Per interventi, informazioni e adesioni scrivete alla posta del blog nostro o a quella dell'Assemblea.

giovedì 3 marzo 2011


Se lavorate nella scuola, ecco un'altra cosa che potete fare.

mercoledì 2 marzo 2011

Per cercare di riflettere su noi stessi e sul tipo di società che stiamo costruendo abbiamo contribuito a realizzare a Schio il ciclo di incontri "Attraversare la crisi".
Il tema trattato venerdì scorso da Italo Sciuto, docente presso l'Università di Verona, era "Relazionarsi con l'altro in tempo di crisi".
Nessuno direbbe che, di questi tempi poi, si possano passare due ore appassionanti ad ascoltare un professore di Filosofia Morale... eppure è proprio così.
Due dei fattori che il relatore ha individuato come causa di crisi sociale sono stati l'individualismo e il disimpegno sociale e politico. Da questo l'esortazione "Indignatevi" di un post precedente.
Ci permettiamo allora di darvi qualche suggerimento per prendervi cura del bene comune e per fare qualcosa di concreto: leggete e ragionate (c'è un commento, nel post di lunedì, che dà motivi di riflessione per una settimana...); prendete carta e penna e dite la vostra (postiamo qui sotto una lettera che arriva dall'altro capo d'Italia. E meno male che l'Italia è unita e, dalla Sicilia al Veneto, ci sono persone che condividono idee e fatiche); fate gesti concreti (la petizione per la scuola al Presidente Napolitano da qualche giorno è anche on line. A Schio è disponibile fino alla prossima settimana anche in cartaceo al Cinema Pasubio negli orari del cineforum e durante l'apertura del fine settimana).
Noi ci incontreremo domani sera per vedere se è possibile organizzare per il 12 marzo qualcosa in zona.

LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI



I docenti della scuola pubblica, esercitando la loro azione educativa, svolgono una funzione pubblica. Essi fanno, infatti, parte di quel comparto della P.A. che costituisce il Dicastero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e, con la loro azione, contribuiscono al raggiungimento delle finalità del potere esecutivo di cui il Governo è titolare.

Capirà bene allora il disorientamento da lei generato, in chi ha sempre pensato di essere un servitore dello Stato, quando, intervenendo in due diversi congressi politici, ha sostenuto i concetti che qui si riportano:

  1. nella scuola pubblica ci sono professori che inculcano principi diversi da quelli che i genitori vogliono inculcare nell’ambito delle loro famiglie;

  2. c’è bisogno di educare liberamente i propri figli e quindi di non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato.

È assolutamente necessario, a questo punto, che lei chiarisca qual è l’interesse collettivo che la “scuola di Stato” deve realizzare attraverso l’azione educativa. Ciò è necessario perché, dal contenuto delle sue affermazioni, sembrerebbe che lei sia convinto che non esistano principi e valori condivisi cui possa essere ispirata un’azione educativa pubblica che veda professori e genitori accomunati nel medesimo sforzo. Se questo fosse vero, se cioè questi valori educativi condivisi mancassero, l’unica strada percorribile dalla scuola pubblica sarebbe quella di impartire a ciascuno studente l’educazione voluta delle famiglie: al figlio di cattolici un’educazione cattolica; al figlio di musulmani un’educazione coranica; al figlio di liberisti un’educazione liberista; al figlio di comunisti un’educazione comunista; al figlio di tolleranti un’educazione tollerante; al figlio di fondamentalisti un’educazione fondamentalista; al figlio di legalisti un’educazione legalista; al figlio di mafiosi un’educazione mafiosa.

Risultato? Una scuola pubblica senza un proprio progetto educativo, senza più una funzione da svolgere; forse neanche più una scuola.

Resterebbe solo da capire che fare di tutte quelle azioni educative che pure il MIUR promuove e finanzia: educazione alla legalità; educazione alla cittadinanza attiva; educazione al rispetto e alla valorizzazione delle differenze; le pari opportunità e via dicendo.

Colgo l’occasione per sottoporre alla sua sensibilità le precarie condizioni in cui versa la scuola pubblica italiana per strutture e risorse. Capirà forse meglio allora il punto di vista di quei docenti della scuola pubblica che sopperiscono alle tante carenze statali con autentico spirito di sacrificio, lavoro volontario e senso di appartenenza ad uno Stato che forse già, da molto tempo li ha abbandonati.

Alla luce di quanto le ho scritto, la prego di riconsiderare il suo intervento. Tenga conto che siamo in un momento storico in cui la considerazione sociale per il nostro lavoro è già bassissima.

Prof. Riccardo Ganazzoli

I.P.S.S.C.T. “L. Einaudi” di Palermo