sabato 13 marzo 2010

Da La Repubblica di oggi

Migliaia in piazza per lo sciopero indetto da Cgil e Cobas
Alte percentuali di partecipazione, centomila nelle piazze

Blocco e cortei, nella scuola
la protesta sulla riforma Gelmini

di SALVO INTRAVAIA


Blocco e cortei, nella scuola la protesta sulla riforma Gelmini
Migliaia in piazza contro la "distruzione" di scuola e università. Questa mattina, la scuola italiana si è fermata per lo sciopero indetto dai Cobas e dalla Cgil. "Ogni giorno che passa - dichiara Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil - è sempre più evidente come il governo voglia distruggere la scuola e l'università pubblica per privatizzare il sistema d'istruzione". Mentre il governo si appresta ad incrementare le risorse per scuole private cattoliche si tagliano "8 miliardi a quelle pubbliche e un miliardo e mezzo alle università. "Si tratta di un atto irresponsabile e in netto contrasto con i principi e i valori della nostra Costituzione", continua Pantaleo.

Per Piero Bernocchi, leader dei Cobas, l'adesione allo sciopero nelle città principali ha sfiorato il 50 per cento. Per il ministero l'adesione è stata del 10,9 per cento. In piazza nella capitale erano in 50 mila e dopo la serrata di oggi Bernocchi lancia lo sciopero degli scrutini. Rumoroso e colorato il corteo che da piazza della Repubblica ha raggiunto viale Trastevere 'assediandò il ministero dell'Istruzione sulle note di Rino Gaetano. "Quella di oggi - spiega Bernocchi - è una grande giornata di risveglio, da parte della categoria ma anche di molti cittadini di fronte ad una scuola che si vuole sempre più immiserire. Combattiamo l'immiserimento del sistema scolastico - aggiunge - e l'idea che l'istruzione sia una spesa improduttiva e che vada ridotta in maniera brutale, mentre negli altri paesi europei l'istruzione è considerata giustamente un bene primario su cui si investe".

Nelle 40 piazze italiane teatro di altrettante manifestazioni, secondo l'Unione degli studenti e Link-Coordinamento universitario, hanno sfilato 100 mila studenti, in netto contrasto con la riforma della scuola superiore e dell'università. Ma anche tanti precari "licenziati in tutti i comparti della conoscenza". "Mentre migliaia di precari sono stati già licenziati - conclude Pantaleo - il prossimo anno si prevedono altri 40 mila posti in meno tra docenti e personale Ata e mancano anche i soldi per comprare la carta igienica". Inoltre "moltissime scuole cadono a pezzi mentre le università pubbliche rischiano la bancarotta".

A Milano circa 2 mila e 500 studenti hanno sfilato per le vie del centro. I ragazzi delle scuole medie e superiori hanno raggiunto il provveditorato agli studi e qui hanno lanciato centinaia di rotoli di carta igienica contro le finestre. Stessa protesta a Roma, con rotoli di carta igienica lanciati contro i cancelli di Palazzo della Minerva. Mentre il corteo della Cgil si è mosso da piazzale Flaminio si è mosso verso la Rai di viale Mazzini. Presenti anche il Prc di Roma con lo striscione "la scuola non è un'azienda" e Sinistra e libertà.

Cortei anche a Torino, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Palermo organizzati dalla Rete degli studenti e dall'Unione degli universitari. "Gli studenti denunciano il furto di futuro in corso" spiega Sofia Sabatino, portavoce nazionale della Rete. "Il governo dei furbetti - continua la Sabatino - aiuta i suoi amici ad evadere le tasse, a prendere appalti, a gestire fondi pubblici: è un banchetto vergognoso che viene pagato con le risorse sottratte alla nostra formazione, ai nostri diritti, al nostro domani". E secondo i primi dati sono oltre 300 mila gli studenti che hanno aderito alle manifestazioni di oggi.

In piazza anche i docenti del Cidi (il coordinamento dei docenti democratici) e dei Genitori democratici. Ma anche Cip (coordinamento insegnanti precari) e Cps (coordinamento precari della scuola) che hanno pagato in prima persona i tagli al personale. "Il tempo sta mettendo in evidenza quanto siano state sciagurate e antidemocratiche le scelte del governo in materia di pubblica istruzione. I tagli indiscriminati - spiegano dal Cip - stanno conducendo ad un vero e proprio fallimento della scuola pubblica a vantaggio di quella privata. Ormai il disegno è chiaro: l'istruzione sarà degradata al rango di servizio tra i servizi e come tale potrà essere tranquillamente privatizzato".

lunedì 8 marzo 2010

Il governo toglie dai programmi la geografia. Allora facciamo almeno un po' di ripasso di storia con questo brano di Elsa Morante.

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo
onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."

Il testo è stato scritto nel 1945 e si riferisce a Mussolini