sabato 30 gennaio 2010

Mettiamo tra i documenti a disposizione la mozione approvata l'altro ieri dal Collegio docenti dell’Istituto professionale “A. Da Schio” di Vicenza in riferimento alla riforma della scuola superiore.
La "riforma" sta facendo il suo corso: nella fattispecie, dopo uno scontro aperto tra maggioranza e opposizione e dopo che sono state cassate tutte le osservazioni di quest'ultima, il Senato ha espresso parere favorevole, ma con condizioni e osservazioni. La parola adesso è passata al Consiglio dei Ministri. Qualcuno forse potrà pensare che una presa di posizione non serve, che comunque questa maggioranza va avanti come un panzer (ed è proprio così). Però il fatto di non rinunciare ad opporci a ciò che riteniamo ingiusto e dannoso, di dimostrarci tenaci e resistenti, di continuare a voler parlare di un problema che molti già l'anno scorso avrebbero voluto archiviare, è importante. E coerenza, costanza e richiamo alla propria coscienza sono proprio cose che la scuola cerca di insegnare. S'intende: la scuola come la vorremmo noi.

giovedì 28 gennaio 2010

Lucia Longo, insegnante precaria del Cip, va in pensione ma non si arrende: questa sera sarà ospite ad Annozero.
Per raccontare la sua storia, per dare così visibilità al problema del precariato, per gridare lo svilimento di un obiettivo mai raggiunto, per contestare una scuola che cambia ma in negativo, per denunciare le ingiustizie di una cattedra mai sua.

mercoledì 27 gennaio 2010

Meno di tutto. Questa è la parola d'ordine per quella che la Gelmini definisce "riforma epocale". Qualcosa di epocale indubbiamente c'è. Generalmente un ministro cerca di lavorare per il miglioramento del settore di sua competenza. Non nel senso di difenderne gli interessi o di avanzare pretese ignorando il quadro generale del Paese, ma con l'obiettivo di valorizzare le risorse e di lasciare, parafrasando Baden-Powell, l'oggetto del proprio ministero un po' migliore di quanto l'abbia trovato. Avere dato il Ministero dell'Istruzione a Tremonti (non è una svista), è come avere dato in custodia l'argenteria di famiglia alla banda della Magliana o – caso forse più appropriato – avere affidato un roseo neonato ai cannibali.

Una volta usciti dalla follia, dell'argenteria si potranno (forse) rimettere insieme i pezzi; per il neonato la faccenda è molto più complicata.


Nel "meno di tutto" c'è anche meno geografia. Qui sotto mettiamo il link di un interessante articolo di Salvo Intravaia che a sua volta rimanda a una riflessione di Ilvo Diamanti.
http://www.repubblica.it/scuola/2010/01/22/news/geografia_e_riforma-2043403/index.html?ref=search
Mettiamo anche un appello per la difesa dell'insegnamento della geografia.


A SCUOLA SENZA GEOGRAFIA

Fare geografia a scuola vuol dire formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro.

Nei nuovi curricoli dei licei e degli istituti tecnici e professionali in via di definizione la geografia scompare del tutto o è fortemente penalizzata.

I sottoscrittori di questo documento ritengono che privarsi degli strumenti di conoscenza propri della geografia, in una società sempre più globalizzata e quindi complessa, significa privare gli studenti di saperi assolutamente irrinunciabili per affrontare le sfide del mondo contemporaneo.


FIRMATE L'APPELLO:

http://nuke.luogoespazio.info/appellogeografia/tabid/551/Default.aspx

domenica 24 gennaio 2010


Dall'indirizzo http://www.democraticidavvero.it/adon.pl?act=doc&doc=5948 ci viene segnalato un post.
Lo pubblichiamo per diversi motivi: il primo è che Giovanni Bachelet è laureato in fisica, professore ordinario all'Università La Sapienza di Roma, presidente del Forum Nazionale Istruzione del Pd ed è persona competente. Il secondo è perché condividiamo il contenuto dell'intervento. Il terzo è perché Bachelet ha utilizzato nel testo la parola"abborracciato" (pasticciato, fatto in fretta e malamente). Proprio qualche giorno fa un articolo su Repubblica rilevava il fatto che per esprimersi si utilizza una lingua sempre più povera, con un vocabolario che progressivamente si restringe fino ad arrivare alle 800 parole che, secondo una recente ricerca inglese, gli adolescenti utilizzano per comunicare via Internet o cellulare. Il ministro dell'Istruzione dice "i carceri" e l'assessore provinciale alla Formazione, parlando della Gelmini, la chiama "la ministro". Quindi, sempre in direzione ostinata e contraria, vi invitiamo a difendere la buona scuola e anche ad ampliare il lessico e ad utilizzare le parole giuste, nel modo giusto e per le cose giuste.

"Nuove" superiori e apprendistato: altre picconate alla scuola
di Giovanni Bachelet


La maggioranza non ha sottoscritto la richiesta unanime di rinvio da parte di PD, Italia dei Valori e UDC, ed ha approvato da sola, in commissione, un parere positivo ai "nuovi" regolamenti delle superiori.

Hanno ragione quanti si rammaricano: con questa scelta, negando l'evidenza di tempi di orientamento ed iscrizione ormai insostenibili per scuole e famiglie e sottovalutando diversi rilievi del Consiglio di Stato, la maggioranza ha perso l'occasione storica di condividere con le opposizioni una riforma delle superiori degna di tal nome, cioè capace di razionalizzare e innovare identificando (anziché azzerare) le sperimentazioni di successo.

Il mancato risparmio provocato dal rinvio chiesto da tutte le opposizioni era ampiamente finanziabile con i proventi straordinari del cosiddetto scudo fiscale. Il rinvio avrebbe consentito l'ordinata riorganizzazione di docenti e orari nelle scuole, l'adeguata informazione di famiglie e ragazzi sulla nuova offerta didattica e non ultimo un supplemento di riflessione necessario a dare ordine e senso a curricula e quadri orari che al momento appaiono, tranne rare eccezioni, improvvisati e abborracciati.

L'inflessibilità e la non rinviabilità di questa pseudoriforma ne svela la ragione ultima: tagliare ore e cattedre per realizzare subito, a qualunque costo, i tagli di Tremonti. Solo così si spiegano, per fare due esempi, la riduzione di ore e la distruzione di qualunque parvenza di unitarietà proprio nel biennio dell'obbligo, o la drastica riduzione dei laboratori proprio negli istituti tecnici.

L'approvazione simultanea oggi, in altra sede parlamentare, dell'apprendistato a 15 anni, che vanifica l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni (ultima vera riforma, fatta dal centrosinistra), completa il quadro di un governo classista, pasticcione e privo di anima e visione strategica dell'istruzione, in forte discontinuità non solo con Berlinguer e Fioroni, ma
perfino con Moratti. Ha quindi ragione la presidente Aprea a richiamare il tema del consenso elettorale: a fine marzo, quando i ragazzi non sapranno ancora il destino che li attende alle superiori, famiglie e operatori della scuola potranno, col voto, cominciare a punire e porre un freno ai guai prodotti da questo governo.