venerdì 20 agosto 2010

La dura vita del supplente...

Non ci si consola con le disgrazie altrui, ma confrontarci con altre scuole a volte aiuta.....

(l'articolo completo è pubblicato sul sito "retescuole" di cui trovate il link a lato)

La scuola inglese vista da un insegnante italiano

Un rapporto sulla scuola inglese, vista da un insegnante italiano

11 agosto 2010 (MoviSol) - Il seguente rapporto è un prezioso distillato dell'esperienza semestrale di un giovane fisico italiano maturata nel sistema scolastico inglese, il famoso e mirabile modello cui l'Europa ha guardato, sia per determinare i metodi di valutazione degli altri sistemi nazionali, sia per ridurli nelle sue esemplari condizioni.
Quelle che seguono sono le vicissitudini di sei mesi di insegnamento nel West Yorkshire da parte di un insegnante italiano, spaziando da esperienze di 2 mesi fino a singole giornate saltuarie in più di 20 scuole secondarie diverse.

La mattina tipica del supplente inglese inizia con una telefonata. Una o più agenzie private chiamano tra le sette e le otto per offrire un incarico, giornaliero o settimanale: quasi sempre giornaliero. Le scuole non sono quasi mai le stesse e in genere ti chiedono di raggiungerle in poco più di mezz’ora. Ricordarsi di portare un documento di identità e un certificato recente che attesti una fedina penale immacolata, da esibire su richiesta. Sarà forse quest'ultimo dettaglio, sarà forse per il reticolato, le mura di cinta e le porte elettroniche o per le guardie nerborute con trasmittente in ogni corridoio, ma non appena entri in una di queste scuole ti si forma subito nella mente l'immagine di una prigione.
Quando entri in aula devi cercare le istruzioni sul lavoro da far fare in quell'ora.
Quando si tratta di incarichi giornalieri non è richiesto insegnamento attivo, anche perché può riguardare una qualunque materia, da educazione fisica a tedesco, religione o disegno industriale.
Il compito del supplente (in questo caso detto "cover supervisor") è solo di vigilare, raccogliere l'eventuale lavoro alla fine (i worksheet) e accertarsi dell'incolumità dei ragazzi.
Essi ti aspettano nelle loro uniformi d'ordinanza: ogni scuola ha i suoi colori.
Vogliono sapere il tuo nome, magari da dove vieni, poi non interessa niente altro.
Nella stragrande maggioranza dei casi, gli alunni usano i worksheet per fare aereoplanini, ti chiedono carta e penne o altro materiale, che la scuola fornisce in grandi quantità, per poi distruggerle o lanciarsele contro. "Che spreco", penso io guardando il pavimento, ma d'altronde anche le strade sono piene di spazzatura.
Se ti metti in mezzo al lancio delle matite, oltre a colpirti ti insultano. Sanno benissimo che nessuno controllerà il loro eventuale lavoro e dunque perché farlo?
I più tranquilli scrivono sms o vanno su facebook.. .
Un collega inglese con 20 anni di esperienza mi ha raccontato il seguente episodio illuminante in merito: un ragazzo era molto aggressivo, l'insegnante si avvicina e il ragazzo replica: "toccami, così potrò querelarti e portarti via tutti i soldi che hai guadagnato nella tua vita".
Durante una mia ora vedo un pallone da rugby volare attraverso la stanza. Due ragazzi se lo passano e quando mi alzo per sequestrarlo uno di loro lo mette nello zaino e dice: "Gli insegnanti non possono aprire le nostre borse." Poi torno alla cattedra e lui lo ritira fuori.
Una cosa la studiano di sicuro: le righe piccole del regolamento.