domenica 5 giugno 2011



Brunetta e la scuola della rottamazione
di Marina Boscaino

Le sollecitazioni – ahimè – sono molte. E così, come capita da tempo, ecco qualche passo nei paradossi di una gestione della nostra scuola pubblica che rasenta il delirio. Come sanno anche i non addetti ai lavori, Brunetta conduce fiero una propria personale offensiva contro il mondo della scuola, che si colloca nella più generale caccia al fannullone nel pubblico impiego; per il ministro giustiziere sono settori identici, frequentati dalla stessa brutta gente: non se ne può più di assenteismo, insubordinazione, dichiarazioni contro l’amministrazione, mancanza di efficacia ed efficienza. Come nell’indimenticabile imitazione di Crozza, l’insofferenza e gli sbuffi del randellatore Brunetta si riverberano in una squallida notte in cui tutte le vacche sono nere e dove principi e ritorsioni si confondono in un’unica visione punitiva.


La scorsa settimana, raccolta di firme indirizzate al sen. Colli, portavoce del Ddl sulla privatizzazione del sostegno, provvedimento che minaccia di cancellare una norma di civiltà che tutta Europa ci invidia e che – se dovesse passare – costituirebbe un precedente di imposta sull’inclusione; particolarmente odiosa e ignobile, perché a pagare sarebbero le famiglie dei disabili: continuare ad integrare i propri figli nella scuola di tutte e di tutti.

Ma ecco: colpo di scena! La Ragioneria dello Stato pubblica il Massimario dei rilievi ispettivi – anno 2010”, che riporta le principali violazioni alla norma, nel nostro caso da parte delle scuole. Alla voce correttezza della procedura si legge: indebito accollo alle famiglie degli alunni di contributi dovuti in forma obbligatoria dagli Istituti. Il cosiddetto “contributo volontario” – una tassa il cui pagamento viene di fatto imposto ai genitori – era usanza solo delle scuole superiori; ma, dal 2008, considerate le condizioni in cui versano gli istituti, anche molti dirigenti di altri tipi di scuola hanno iniziato a esigere questa forma di finanziamento ora dichiarata indebita.

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