martedì 11 novembre 2008

Tecnicamente è martedì, e quindi il blog ha diritto a un nuovo post. Per fortuna una buona notte di sonno dovrebbe frapporsi tra il martedì virtuale e quello reale! Festeggiamo questa godibile prospettiva accogliendo una testimonianza che ci rallegra perché dà il segno che molti, più che rassegnati, sono arrabbiati; che la grande fretta del Governo - che subito era parsa un'arma vincente - è forse stata controproducente e rafforza la protesta, anziché smorzarla; che si consolidano le alleanze e si cercano legami tra chi prima non ne aveva.

Diario di una lezione in piazza

Sabato scorso circa 500 studenti delle Superiori di Schio hanno sfilato per la città, manifestando contro il decreto Gelmini sotto l'egida “studenti per la scuola pubblica”. Come riferisce il Giornale di Vicenza, particolarmente significativo è stato il saluto al corteo da parte dei bambini e delle maestre della scuola elementare Maraschin, in un inedito momento di solidarietà intergenerazionale. La manifestazione si è conclusa a piazza Falcone Borsellino, dove si sono svolte alcune lezioni in piazza. Come a Roma e a Milano, come a Padova. Anche a Schio gli studenti sono svegli!

Io ero uno dei docenti in piazza. Qualche giorno prima ero stato contattato dai rappresentanti nel mio istituto, e volentieri avevo aderito alla loro richiesta.

All'approssimarsi dell'evento ero un po' trepidante: sarebbe stata pur sempre la prima volta, in 28 anni di carriera, che avrei fatto lezione in piazza, ad un gruppo quanto mai eterogeneo di ragazzi di varie scuole, alcuni del biennio, altri del quinto anno, più qualche universitario, ed anche un paio di attempati passanti incuriositi. Di cosa parlare? Quale il registro comunicativo più adatto all'uditorio e alla circostanza?

La prima sensazione è stata il disperdersi della mia voce nello spazio aperto della piazza, la necessità di alzare il tono per farmi sentire. Non c'erano le pareti della scuola a restituirmi il rimbombo dell'aula, a conferire alla mia voce l'autorità del luogo istituzionale. Non c'era la protezione dei muri, e nemmeno quella del registro, dei regolamenti, dei programmi, dei voti. Stavo parlando a persone libere, libere di alzarsi e andarsene via dopo cinque minuti (come magari vorrebbero fare alcuni dei miei studenti durante le mie lezioni di matematica al liceo linguistico...).

Mi sono così reso conto che quella che avevo raccolto con istintivo entusiasmo era una piccola sfida: riuscire a catturare l'attenzione dei ragazzi seduti per terra davanti a me, a ricreare in quella situazione, esterna alle struttura della scuola ufficiale, il processo didattico nella sua essenza, mettere cioè in moto quel flusso di comunicazione che funziona solo se è davvero occasione di crescita per chi ci si mette in gioco.

E' andata bene, ho svolto la lezione che avevo preparato per l'occasione (si intitolava “Achille , la tartaruga e l'infinito”, spaziando dalla matematica dell'antica Grecia alla moderna Cosmologia), nessuno se n'è andato via prima della fine, e anzi mi è parso – sarà stato per via del sole che ad un certo punto ha fatto capolino – che i loro sguardi attenti fossero più luminosi di quelli che vedo abitualmente in classe, sovente spenti o vacui; alla fine alcuni mi hanno posto molte domande, e dimostrato la voglia di saperne di più.

E' stata una bella mattinata, mi ha aiutato a capire una cosa importante: gli studenti che protestano non lo fanno solo per difendere la scuola che c'è, ma soprattutto per esprimere la richiesta di una scuola migliore, più vicina ai loro bisogni reali e più utile alla loro maturazione personale.

La relazione tra insegnanti e studenti in molti casi, lo constatiamo giorno per giorno, è logora e inefficace, necessita indubbiamente di essere rivitalizzata. Ma non certo con più regole e divieti, maestri unici, grembiuli e 5 in condotta! Piuttosto tornando a rivolgere attenzione e cura al fondamento del fare scuola, all'insegnare a all'apprendere.

Per tutto questo voglio ringraziare Piera e gli altri ragazzi che, sfidando difficoltà e ostacoli, hanno voluto questa giornata di scuola diversa: abbiamo vissuto assieme un piccolo grande momento di Utopia Didattica, del quale da domani, rientrando in aula, non mi dimenticherò.

Bravi ragazzi, la scuola pubblica conta su di voi!

Schio, 10 novembre 2008


Chi ha scritto è Filippo Ferreri, gli "studenti per la scuola pubblica" sono gli organizzatori dell'incontro di domani sera, e l'egida, naturalmente, è quella della Gelmini.

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