domenica 24 gennaio 2010


Dall'indirizzo http://www.democraticidavvero.it/adon.pl?act=doc&doc=5948 ci viene segnalato un post.
Lo pubblichiamo per diversi motivi: il primo è che Giovanni Bachelet è laureato in fisica, professore ordinario all'Università La Sapienza di Roma, presidente del Forum Nazionale Istruzione del Pd ed è persona competente. Il secondo è perché condividiamo il contenuto dell'intervento. Il terzo è perché Bachelet ha utilizzato nel testo la parola"abborracciato" (pasticciato, fatto in fretta e malamente). Proprio qualche giorno fa un articolo su Repubblica rilevava il fatto che per esprimersi si utilizza una lingua sempre più povera, con un vocabolario che progressivamente si restringe fino ad arrivare alle 800 parole che, secondo una recente ricerca inglese, gli adolescenti utilizzano per comunicare via Internet o cellulare. Il ministro dell'Istruzione dice "i carceri" e l'assessore provinciale alla Formazione, parlando della Gelmini, la chiama "la ministro". Quindi, sempre in direzione ostinata e contraria, vi invitiamo a difendere la buona scuola e anche ad ampliare il lessico e ad utilizzare le parole giuste, nel modo giusto e per le cose giuste.

"Nuove" superiori e apprendistato: altre picconate alla scuola
di Giovanni Bachelet


La maggioranza non ha sottoscritto la richiesta unanime di rinvio da parte di PD, Italia dei Valori e UDC, ed ha approvato da sola, in commissione, un parere positivo ai "nuovi" regolamenti delle superiori.

Hanno ragione quanti si rammaricano: con questa scelta, negando l'evidenza di tempi di orientamento ed iscrizione ormai insostenibili per scuole e famiglie e sottovalutando diversi rilievi del Consiglio di Stato, la maggioranza ha perso l'occasione storica di condividere con le opposizioni una riforma delle superiori degna di tal nome, cioè capace di razionalizzare e innovare identificando (anziché azzerare) le sperimentazioni di successo.

Il mancato risparmio provocato dal rinvio chiesto da tutte le opposizioni era ampiamente finanziabile con i proventi straordinari del cosiddetto scudo fiscale. Il rinvio avrebbe consentito l'ordinata riorganizzazione di docenti e orari nelle scuole, l'adeguata informazione di famiglie e ragazzi sulla nuova offerta didattica e non ultimo un supplemento di riflessione necessario a dare ordine e senso a curricula e quadri orari che al momento appaiono, tranne rare eccezioni, improvvisati e abborracciati.

L'inflessibilità e la non rinviabilità di questa pseudoriforma ne svela la ragione ultima: tagliare ore e cattedre per realizzare subito, a qualunque costo, i tagli di Tremonti. Solo così si spiegano, per fare due esempi, la riduzione di ore e la distruzione di qualunque parvenza di unitarietà proprio nel biennio dell'obbligo, o la drastica riduzione dei laboratori proprio negli istituti tecnici.

L'approvazione simultanea oggi, in altra sede parlamentare, dell'apprendistato a 15 anni, che vanifica l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni (ultima vera riforma, fatta dal centrosinistra), completa il quadro di un governo classista, pasticcione e privo di anima e visione strategica dell'istruzione, in forte discontinuità non solo con Berlinguer e Fioroni, ma
perfino con Moratti. Ha quindi ragione la presidente Aprea a richiamare il tema del consenso elettorale: a fine marzo, quando i ragazzi non sapranno ancora il destino che li attende alle superiori, famiglie e operatori della scuola potranno, col voto, cominciare a punire e porre un freno ai guai prodotti da questo governo.