mercoledì 22 agosto 2012

(Da www.foruminsegnanti.it)

di VITTORIO ZUCCONI

Guardo attonito le pagelle dei miei bambini sopravvissuti alla seconda elementare, frequentano entrambi scuole elementari pubbliche americane, uno nei sobborghi di Washington, l'altro di New York, essendo la scuola pubblica la migliore nel rapporto qualità-prezzo, purché in quartieri buoni dove le tasse sulle case (la vecchia Ici, avete presente?) finanziano quasi interamente l'istruzione.
Non sono pagelle, sono bilanci dello Stato. Dozzine di voci coprono l'universo di questi omini e donnine, dall'apprendimento delle materie a varie manifestazioni del comportamento e del carattere.
I confronti internazionali compilati dall'Ocse collocano gli studenti americani al diciassettesimo posto nella graduatoria mondiale. L'Italia, se proprio volete soffrire, è ventinovesima, nella zona occupata da Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo, guarda caso - caso? - le nazioni più inguaiate nel calderone bollente di economia e finanza.

La lettura delle mostruose pagelline - uno dei due nipoti ha portato a casa un papiro di otto facciate - offre un possibile indizio. Sta nella ossessione americana con la misurazione quantitativa degli studenti, quella che s'illude di poter calcolare quanto profitto ci sia in quel bambini, come un esame del sangue che misura quanti globuli rossi o bianchi, quanta percentuale di grassi o di zuccheri ci siano nel corpo.
Sono foto istantanee di un uccello in volo, che nulla dicono da dove venga, dove andrà, o potrà andare, un istante dopo. Albert Einstein era notoriamente un mediocre studente, come lo erano Steve Jobs, Bill Gates o Mark Zukerberg. James Joyce, forse il più grande scrittore in lingua inglese ed eccellente liceale, si arrese agli studi di medicina per l'incapacità di superare gli esami.
Il principio che mettendo incinta nove donne contemporaneamente il bambino nasca in un mese non sembra funzionare in biologia nè in pedagogia. Escono ottimi cittadini da pessime scuole e pessimi da ottime scuole. L'"Unabomber" che terrorizzò per anni l'America era laurerato a Harvard, e professore a Berkeley, con un dottorato in matematica.
Uccise tre persone e ne ferì tredici La pletora di riforme che travolgono i sistemi scolastici in tutto il mondo sono la prova che nessuno possiede la formula magica. Tutto dipende da quell'individuo, dai suoi talenti, dalla voglia di investirli, dalla risposta agli stimoli esterni quando crescerà, dall'ambiente familiare dal quale proviene, dall'intelligenza e dalla umanità di chi lo segue.