sabato 6 giugno 2009

Giovedì 11 giugno ci troviamo assieme per celebrare il primo, duro anno di resistenza e per festeggiare il fatto di essere sopravvissuti, di avere combattuto valorosamente, di essere riusciti a fare rete. La cena è aperta ad amici, parenti e simpatizzanti. Mettiamo tra i documenti il volantino preparato dagli studenti e vi invitiamo a venire: per prenotarvi, fate un colpo di telefono o mandate una mail al nostro indirizzo. A giovedì.
E' arrivato adesso, ce l'ha passato Speranza, e confidiamo che il suo nome sia di buon auspicio. Dalla lettura pare di capire che il TAR non li sospende neanche perché non esistono. Siamo nel campo del surreale!

05/06/2009

Avevamo ragione: i provvedimenti Gelmini non sono applicabili

di Corrado Mauceri

Si è svolta ieri l’udienza al TAR del Lazio per la discussione delle istanza cautelari relative ai ricorsi proposti contro i provvedimenti della Gelmini sull’assetto scolastico e sugli organici.

La stessa Avvocatura dello Stato che rappresenta il Ministero ha dichiarato che lo schema DI, privo di data e sottoscrizione, è "un atto che non può incidere sulla realtà fattuale".

Il TAR ha rilevato che: "[..] manca il regolamento di cui art. 17, comma 2 della L. 23 agosto 1988, n. 400 come previsto dall’art. 64 comma 4 del D.L. 25 giugno 2008, n. 112 convertito in L. 6 agosto 2008, n. 133, allo stato soltanto firmato e che riguardo alla impugnativa della circolare n. 38 del 2 aprile 2009 manca il piano programmatico di interventi, allo stato ancora al livello di bozza di decreto interministeriale previsto dall’art. 64, comma 3 della menzionata legge n. 133 del 2008".

Il TAR, considerando tali provvedimenti non efficaci, che sono privi di efficacia e come tali inapplicabili non ha ritenuto di doverli sospendere, anche perché il 9 giugno si dovrà pronunciare la Corte Costituzionale sui ricorsi proposti da alcune Regioni; il TAR ha quindi fissato per il 13 luglio l’udienza per la decisione dei ricorsi.

A questo punto sarebbe auspicabile che istituzioni democratiche, forze politiche e sindacali e movimenti di genitori e docenti tutti insieme imponessero al Ministro il blocco di tutte le operazioni ed il ripristino degli organici dell’anno scorso.

Sarà possibile formare uno schieramento unitario per la difesa della scuola statale? noi lo auspichiamo e lo sollecitiamo nell’interesse della scuola statale.

venerdì 5 giugno 2009

Postiamo un articolo che ci hanno passato oggi e che è stato pubblicato su molfettalive.it. Non crediamo che questa sia la soluzione, perché la scuola è un diritto di tutti e di tutte, e dev'essere garantita dallo Stato. Ma pensiamo che questo sia un gesto importante di disaccordo e un'affermazione convinta del valore dell'educazione.
E troviamo anche che la Puglia sia una bellissima regione dove passare le vacanze!

04/06/2009
MOLFETTA - Decisa reazione della Regione Puglia contro i tagli alla scuola del governo Berlusconi. A settembre a causa della legge Gelmini-Tremonti ci saranno in Puglia quasi quattromila docenti in meno. Solo a Molfetta sono circa 500 gli insegnanti abilitati, inseriti nelle graduatorie permanenti, che il prossimo anno potrebbero non trovare una cattedra, neanche in supplenza.
”Tremonti e la Gelmini hanno in testa una scuola parcheggio dequalificata, convinti che tanto ci sono troppi professori meridionali – commenta l’assessore alla Trasparenza Guglielmo Minervini. Il governo regionale ha un'altra idea non solo degli insegnanti ma anche della scuola”.
Per attuare questo disegno l’assessorato all’istruzione della Regione ha elaborato un accordo di programma che ha sottoposto al Ministero dell’istruzione al fine di salvare dai tagli un quarto dei docenti pugliesi a rischio per i prossimi due anni, con un finanziamento di 22 milioni di euro.
La Regione, in accordo con la direzione scolastica regionale, ha proposto di agire per eliminare le classi sovraffollate, imponendo un tetto massimo di 25 alunni, contro i 30 previsti dal decreto Gelmini. Poi se nelle classi ci sarà uno studente disabile, la soglia massima di alunni si abbasserà a 20 unità.
"Abbassare il numero degli studenti delle classi non significa solo salvare dall'espulsione migliaia di insegnanti magari precari da anni. Significa anche salvaguardare un minimo di qualità didattica, garantendo la possibilità di una relazione diretta e personale tra insegnanti e ragazzi”, evidenzia Minervini.
Questa scelta, infatti, si calcola che genererà un aumento di oltre trecento classi in cui troveranno collocazione quasi mille cattedre in più rispetto alla pianta organica della scuola pugliese, messa in ginocchio dalla riforma del governo.
“Noi abbiamo in testa un laboratorio di formazione al futuro sul quale la comunità ha interesse a investire il meglio delle sue risorse. Il meglio, non gli spiccioli dei suoi risparmi", conclude l’assessore.
Ora si attende solo la firma del ministro Mariastella Gelmini che non dovrebbe tardare, considerando che l’operazione è a costo zero per lo Stato.

mercoledì 3 giugno 2009


Ci abbiamo preso gusto con la rassegna stampa. Riportiamo un articolo di Flavia Amabile pubblicato su La Stampa di oggi. E' vero che noi non siamo in Trentino, ma a noi non piacciono nè il maestro unico nè il pensiero unico: quindi è importante sapere quello che fanno gli altri, imparare da loro quando ne vale la pena, scambiarsi esperienze e farsi forza l'un l'altro.


La maturità anti-Gelmini

Si chiama Marta Dalmaso, è assessore all’Istruzione e allo Sport della provincia di Trento ed è la spina nel fianco nel piano di riforma delle scuole del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Marta Dalmaso, infatti, da mesi non fa mistero di non essere d’accordo con le novità decise a Roma. E così alla fine di aprile ha proposto un regolamento autonomo, la giunta lo ha approvato e da quel momento chi va a scuola in Trentino, grazie allo Statuto di provincia autonoma, della riforma Gelmini non vede applicato nulla. Per l’esame di maturità, ad esempio, le nuove regole prevedono infatti che gli studenti abbiano la sufficienza in ogni disciplina. A Trento e provincia basta la «valutazione complessivamente sufficiente» del consiglio di classe. E non solo. Per tutto l’anno si è parlato di voto in condotta, del fatto che con un cinque non si viene ammessi né alla maturità né alle classi successive. A Trento e provincia il voto in condotta si chiama «valutazione della capacità relazionale» e ha soltanto «funzione educativa e formativa» ma non influisce su nulla. Lo stesso per i voti: dalla prima elementare all’ultimo anno di superiori a Trento e dintorni si usano ancora i giudizi. I voti in decimi, dal loro punto di vista, possono aspettare. Il regolamento vale solo per quest’anno ma di sicuro Marta Dalmaso riproverà anche l’anno prossimo a andare avanti lungo la sua strada, una strada di cui è convinta e che ben conosce visto che è lei stessa una docente. D’altra parte lo ha detto con estrema chiarezza dopo il via libera della giunta provinciale al regolamento autonomo per gli studenti trentini quando qualcuno l’ha accusata di buonismo per il suo no al cinque in condotta come condizione per la promozione: «Non voglio il buonismo, l’obiettivo non è certo nascondere i problemi, livellare tutto. La cosa migliore è guardare i problemi in faccia e aiutare i ragazzi a fare altrettanto. Però io credo che non si possano adottare scorciatoie: il cinque in condotta lo è e fa del male a tutti, e soprattutto alla scuola. Senza esito positivo».

lunedì 1 giugno 2009

Su Tuttoscuola news di oggi c'è un pezzo sulla Francia, che si intitola Eclissi della scuola “repubblicana”. Lo riportiamo integralmente.


Giunge dalla Francia l’eco di un forte malessere, diffuso tra gli insegnanti e ancor più tra gli studenti, che conduce ad atteggiamenti di protesta anche violenta, e alla contestazione del modello scolastico tradizionale, soprattutto nelle periferie.

Ora, il vanto della scuola pubblica francese, condiviso con poche eccezioni da governi anche di opposto orientamento politico nell’ultimo secolo (ma qualcuno fa risalire la tradizione all’età napoleonica), è sempre stato quello di essere, e di essere diffusamente percepita, come un’istituzione: un luogo ideologicamente neutrale, imparziale, autorevole, rispettato.

Perciò era sembrato naturale, nella seconda metà del secolo scorso, di fronte all’imponente flusso migratorio e all’esplosione della scolarizzazione a livello post-obbligatorio, legare le iscrizioni al territorio, alla scuola di zona. La scuola “repubblicana” era di per sé garanzia di qualità per l’accuratezza dei programmi (rigorosamente centralizzati) e di equità per il fatto di essere aperta a tutti, senza discriminazioni.

Questi capisaldi della scuola repubblicana hanno però subito, con il tempo, un processo di erosione che sembra produrre ora i suoi effetti più visibili: l’ampliamento dell’autonomia delle scuole non sembra essersi tradotto tanto in miglioramento della qualità quanto in aumento degli squilibri, e quanto restava del vincolo territoriale delle iscrizioni è stato spazzato via dalla campagna di Sarkozy per la “libertà di scelta” delle famiglie tra tutte le scuole ritenute migliori, anche lontane dal territorio di riferimento.

Il risultato è la crescente diversificazione dell’offerta formativa non solo tra scuole pubbliche e private ma anche tra le scuole pubbliche, a seconda del quartiere in cui sono collocate, del ceto sociale delle famiglie, della qualità degli insegnanti. Se questo processo giungerà alle sue estreme conseguenze, della “scuola repubblicana” resterà solo il ricordo.


Abbiamo evidenziato noi alcune frasi, e rileviamo tristemente che in questo campo l'Italia si sta muovendo sulla scia del peggio di altri, e si prepara ad attuare le misure per le cui deleterie conseguenze all'estero stanno pagando ora il prezzo. Il forte incremento di iscrizioni alla scuola privata si è già verificato. Le scuole in sofferenza di bilancio, con gli alunni che debbono portarsi la carta igienica, sono notizia anche di questi giorni. La proposta di legge Aprea, con le scuole fondazioni e l'intervento dei privati, è esattamente su questa linea, e analoghi saranno i risultati.

Non abbiamo però intenzione di limitarci a sospirare sugli interventi che smantellano una buona scuola che funzionava bene, pensiamo alla primaria, e colpiscono in maniera indiscriminata e controproducente gli altri ordini di scuola. Abbiamo intenzione di continuare a batterci per una scuola pubblica e statale di qualità.

domenica 31 maggio 2009

Alcune informazioni: nel sito della Uil Scuola è disponibile il testo del DM n. 56 del 28/5/09, con relative tabelle, per la formazione delle graduatorie di circolo e istituto per il conferimento delle supplenze nel prossimo biennio.

Sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri i due schemi di regolamenti, sui quali verranno acquisiti i pareri delle commissioni parlamentari, della Conferenza Unificata Stato Regioni, del CNPI, del Consiglio di Stato, rispettivamente per il riordino degli istituti tecnici e degli istituti professionali, in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n.112 /08, art. 64. La CGIL Scuola sta effettuando un'analisi comparativa tra il testo approvato e lo schema presentato alle organizzazioni sindacali la scorsa settimana, poi pubblicherà nel sito la propria analisi.

Nella stessa seduta sono stati approvati definitivamente il Regolamento sulla valutazione degli studenti e il Regolamento per la determinazione degli organici del personate ATA.

Rispetto alla valutazione, segnaliamo che nel nuovo testo, secondo la Cisl anch'esso caratterizzato, come tutta la produzione normativa di questo Governo, da un "approccio superficiale e non privo di venature demagogiche" sono state solo parzialmente inserite alcune modifiche al cui accoglimento il CNPI subordinò, nel dicembre scorso, il suo parere favorevole. Tra queste indichiamo: la non estensione dell'uso dei voti decimali alla "pratica quotidiana" della valutazione nella scuola primaria.

Nei siti dei vari Sindacati sono disponibili i diversi testi. Dal blog dell'Assemblea di Vicenza potete invece scaricare le due relazioni (bilanci in sofferenza e sicurezza) che avevamo citato alcuni giorni fa.