sabato 16 gennaio 2010

Abbasso le tre I, evviva le tre E

Siamo in testa in Europa per asinità scolastica: si pagano i tagli alla cultura
GIAN LUIGI BECCARIA
Inchieste varie mostrano che noi italiani siamo in testa in Europa per asinità scolastica: studio delle scienze, capacità di scrittura, tempo dedicato alla lettura ecc. Se è vero, è colpa di chi? Degli adulti, probabilmente. Forse abbiamo mandato messaggi e preso provvedimenti che si stanno rivelando disastrosi. Intanto, noto che nei programmi politici delle varie coalizioni la scuola, l'Università, non vi compaiono più. E che, quando un governo deve tagliare, taglia sulla scuola e sulla ricerca.

La scuola (pubblica) è di norma castigata, per la scuola è calato l'interesse. Si sono sbandierate anni addietro le tre «I» famose, Inglese, Informatica e Impresa, ma abbiamo tralasciato le tre «E» fondamentali: Educazione, Etica, Emozione. Si poteva almeno aggiungere alle tre una nuova «I», quella di «Istruzione», posto che un problema drammatico è anche l'Ignoranza. Si è pensato di rimediare con gli inutili armamentari burocratici di «pianificazioni», «strategie» e compagnia bella, che sottraggono ore all'insegnare e incrementano burocratiche noiosissime inutili riunioni: un enorme tempo perso.

Ora, a parole, si dice che occorre una sterzata verso la serietà, il merito: basta con la scuola troppo facile e permissiva. E ciò potrebbe essere un bene, visto che gli svantaggiati non hanno mai tratto beneficio da una scuola di basso profilo, che aiuta soltanto le classi medio-alte, le quali in un modo o un altro trovano comunque un modo di sistemarsi. Il problema della disuguaglianza non lo si abolisce abolendo le conoscenze. La tragedia però è che i tagli gravissimi a scuola e ricerca aboliscono ogni buona intenzione. Ci viene ricordato che i soldi non ci sono. Ma i tagli sulla cultura, sulla scuola, sulla ricerca, sono sempre e comunque rovinosi, soprattutto in prospettiva futura. Meglio un'alta velocità in meno, se si riesce con quei soldi risparmiati a far funzionare una scuola, a portare in porto una ricerca, a tenere in piedi una filarmonica o una compagnia teatrale.

All'Infedele, il bel programma di Gad Lerner (era il 16 di novembre del 2009), il ministro della cultura Bondi, rivolto a una docente universitaria italiana che insegna filosofia a Parigi e che aveva sollevato critiche al governo Berlusconi, ha detto testualmente che gli intellettuali a lui fanno «schifo», correggendosi subito, dopo che Lerner ha interloquito con un «Scusi, ma lei non è ministro della Cultura?»: «Intendevo quelli radical-chic, io sono dalla parte degli intellettuali che vengono dal popolo!». Sui giornali del giorno, forse per l'assuefazione ormai alla generale insensatezza di chi ci guida, nessuno ha registrato questa non sopportabile enormità.

(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 16 gennaio)

giovedì 14 gennaio 2010

Settimana di lavori in corso: ieri sera ci siamo trovati noi del Salvalascuolapubblica e il Comitato Nogelmini di Padova, venerdì 15 alle 17,30 ai Due Mori si incontreranno gli studenti, lunedì 18 alle 20,30 presso la Sala genitori dell'Istituto Canova si riunirà l'Assemblea di Vicenza.

Come diceva il partigiano Arrigo Boldrini nel suo giornale clandestino

se è notte si farà giorno

Ma bisogna lavorare perché questo avvenga.

lunedì 11 gennaio 2010

In riferimento al dibattito "tetto sì, tetto no", postiamo un articolo di Tuttoscuola News di oggi. In esso si sottolinea l'importanza della scuola, e quindi anche della socializzazione, per l'apprendimento della lingua. E' abbastanza evidente che si tratta di un circolo virtuoso: sto assieme a compagni italiani e gioco con loro: in questo modo imparo la lingua. Imparo l'italiano e quindi sono maggiormente in grado di rapportarmi agli altri. Tuttoscuola parla di inserimento precoce e di tempo pieno e ricorda il problema dei costi della mensa, invocando un sostegno da parte dell'Ente locale. Diciamo pure che siamo d'accordo, ma non possiamo non porci qualche interrogativo:
  • il ministro Gelmini dice di perseguire l'integrazione e il rafforzamento linguistico: perché allora sta azzerando le ore di compresenza che rendevano possibili - tra le molte altre cose - gli interventi di alfabetizzazione?
  • per permettere la frequenza alla mensa da parte degli alunni le cui famiglie sono in situazione economica difficile dovrebbe intervenire l'Ente locale: ma come può fare, se i trasferimenti statali ai comuni continuano a diminuire e le richieste al contrario - anche per supplire alla riduzione del servizio che le misure di Gelmini e Tremnti hanno causato - continuano ad aumentare?
  • Tuttoscuola mostra di apprezzare un tempo scuola lungo: evidentemente pensa che la scuola, fatta bene, faccia bene. Perché allora la riduzione degli organici ha comportato quasi dappertutto una riduzione del tempo scuola, e peggio accadrà l'anno prossimo dove quasi sicuramente verranno di nuovo assegnati organici solo per prime a 27 ore?
Evangelicamente, l'albero si riconosce dai suoi frutti: più che limitarsi a enunciare l'integrazione come obiettivo, varrebbe la pena di fare concretamente quello che l'integrazione rende possibile.

La vera integrazione? Con inserimento precoce e tempo pieno


L’introduzione del tetto del 30% di alunni stranieri ha come obiettivo principale, lo ha detto esplicitamente il ministro Gelmini, l’integrazione e, in subordine, il rafforzamento linguistico.

Integrazione e conoscenza della lingua italiana vanno di pari passo e, anzi, la seconda è addirittura funzionale alla prima. Il senso sarebbe: se capisci e parli la lingua italiana, non vieni emarginato e sei posto nelle stesse condizioni degli altri per apprendere.

Ma è sufficiente fissare un tetto? Se integrazione e acquisizione sicura della nostra lingua costituiscono l’obiettivo primario dell’azione ministeriale, non vi è dubbio che diventa strategica la scelta di inserire precocemente i bambini stranieri nel nostro sistema scolastico e di favorire un lungo tempo della loro presenza a scuola insieme agli altri alunni italiani.

Scuola dell’infanzia e tempo pieno nella primaria costituiscono l’occasione migliore per questi inserimenti precoci e intensivi.

In molte scuole dell’infanzia del nord, dove sono numerosi i bambini stranieri, capita spesso che la loro presenza a scuola si limiti alla sola fascia del mattino per evitare i costi della mensa scolastica. È una limitazione contro la quale, oltre ad un’opera di convincimento da parte delle scuole, servirebbe anche un intervento dell’Ente locale per ridurre al massimo i costi di fruizione del servizio.

Analogamente nella scuola primaria occorrerebbe favorire l’iscrizione al tempo pieno, contenendo, anche in questo caso, i costi del servizio di mensa. Tempo pieno che va rafforzato, del resto, per soddisfare anche la domanda delle famiglie italiane.

L’integrazione effettiva, contro forme di emarginazione e ghettizzazione, passa anche attraverso queste strategie di inserimento scolastico, con coraggiose scelte verso gli stranieri.

Può rappresentare un investimento per il futuro.

domenica 10 gennaio 2010

Postiamo questo articolo uscito sull'Unità il 29 dicembre. Interessanti le tre ipotesi finali: viene in mente Mike Bongiorno con le tre buste: ahimè, magari alla Gelmini andrebbero bene anche la A o la C, purtroppo a giocare è Tremonti...


Tagli d’istruzione, la Gelmini non si ferma - Fabio Luppino

Al ministero dell’Istruzione vanno avanti come treni. L’obiettivo è far iniziare la riforma della scuola superiore dal prossimo anno scolastico, costi quel che costi. Gli ispettori della Gelmini questo hanno comunicato nei vari incontri avuti prima delle vacanze con le rappresentanze dei presidi e dei docenti. La riforma non è ancora nemmeno nero su bianco. In gennaio si dovrà fare tutto: per la prima volta, sempre che non ci sia una improbabile resipiscenza generale, si cambia radicalmente la scuola senza un pubblico e aperto confronto, degno di un fatto culturale che dovrebbe stare a cuore a tutti, destra e sinistra. Tant’è. Lo abbiamo già scritto su queste pagine. Sarà la fine di tutte le sperimentazioni nei Licei, nei tecnici, nei professionali. Sarà il depennamento di molte materie, la riduzione contabile dello studo della filosofia, della matematica, del latino, ma anche la sparizione dello studio di due lingue nei licei (contravvenendo ad una precisa direttiva europea): la furbizia starà nel non ostacolare la praticabilità di tutto ciò che si fa ora, ma di relegarlo ai piani dell’offerta formativa (che però saranno ridotti a poca cosa visti i drastici tagli imposti dal governo all’autonomia degli istituti scolastici). Ma tassativamente si dovranno serrare i ranghi orari: 27 ore nel primo biennio dei licei, 30 o 31 a seconda che si tratti di classico o scientifico, 32 ore nei tecnici. Si perdono in media 4 ore di istruzione a settimana, ovunque. Un dato freddo di cui si parla da mesi che sin qui non ha smosso gli animi nemmeno dei partiti di opposizione, tanto è stata screditata la scuola un po’ da tutti negli ultimi anni. Ma vediamo, oltre al dato quantitativo che è già una scelta politica, cosa operativamente potrebbe accadere all’inizio del prossimo anno scolastico. IPOTESI A) Dando ascolto solo in parte alle obiezioni accumulate sin qui (nell’ordine i sindacati, il Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, il Pd, il Consiglio di Stato, gli studenti e i professori) il ministro farà partire la riforma delle superiori, ma limitatamente al primo anno. Sarebbe la soluzione più logica, ma cozzerebbe con le radicali richieste contabili del ministro Tremonti. I professori a venire tagliati con una soluzione del genere sarebbero molti meno di quelli previsti dalla Finanziaria del 2008, la madre di tutte le sforbiciate. Tremonti non accetterà mai questa ipotesi. Consentirebbe però a chi ha iniziato nel 2009 un ciclo di studi, avendolo scelto perché quella era l’offerta (stiamo parlando di un momento centrale nella formazione di un ragazzo) di terminarlo serenamente. L’applicazione della riforma avverrebbe per gradi. Troppo buonsenso. IPOTESI B) La riforma parte nel 2010 per il primo anno e contestualmente vengono ridotte le ore anche nei quattro anni successivi. Sarebbe il caos totale, oltre che la miccia per una avvilente guerra tra poveri. Quali materie subiranno la decurtazione? Secondo quali criteri? Tenendo conto che le scuole devono comunicare il proprio organico la prossima primavera il nodo deve essere sciolto con chiarezza ben presto, quasi contestualmente al momento in cui si saprà quale riforma partirà. In caso contrario ci sarà la guerra tra i prof perdenti posto, guerra vera. IPOTESI C) In una illuminazione di logica e di democrazia il ministero e il governo decidono che una riforma seria deve partire con la serenità degli utenti, studenti, famiglie e professori, e che, quindi, sia giusto un anno di metabolismo mediatico e culturale, rinviandone l’attuazione all’anno scolastico 2011/2012. Non accadrà.