Dopo la manifestazione del 17 a Roma la Gelmini ha detto candidamente che lei non capisce perché protestino gli insegnanti. La sensazione è che adesso non sia ammissibile che qualcuno la pensi in modo "altro", chi si oppone non può avere ragioni o motivi. Non ci si mette in dubbio, non si accetta il confronto: chi non è d'accordo deve venire delegittimato. Quindi - se noi protestiamo contro il 137, è perché "siamo attaccati allo status quo", "abbiamo paura del cambiamento", "sentiamo il richiamo della foresta" o non ci rendiamo conto di quanto bene faranno alla scuola i cambiamenti imposti. Non si confrontano sui contenuti, non vogliono riconoscere neanche la nostra esistenza, l'esistenza di persone che hanno idee diverse e proposte diverse.
Questo atteggiamento è triste e pericoloso, l'esatto opposto di quello che da tanti anni cerchiamo di attuare nella scuola dove spesso la vicinanza dell'altro (collega o alunno) ci fa cambiare. Chissà se il Governo ne prenderà atto, ma ormai è decisamente sfatata la bugia che a protestare siano solo pochi estremisti: la sensazione è che si stia muovendo anche chi di solito era piuttosto refrattario, che la Gelmini riesca a compattare nel dissenso anche chi prima era spesso diviso.
Tra le varie iniziative per far uscire in strada il discorso sulla scuola segnaliamo
- l'assemblea pubblica di mercoledì 22 ottobre alle 20,30 ai Chiostri di Santa Corona a Vicenza
- il gazebo che insegnanti e genitori della zona di Valdagno hanno organizzato per mattina e pomeriggio di domenica 25 ottobre, in piazza vicino alla chiesa di san Clemente (del quale invochiamo la protezione...).
1 commento:
Condivido in pieno queste considerazioni!Per questo dico insieme a voi di non mollare!
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