mercoledì 4 marzo 2009

Tutto il movimento che in questi mesi è nato nel territorio a difesa della scuola pubblica, anche se sembra avere poco scalfito il Governo, ha però certamente toccato gli Amministratori: i Sindaci si sono trovati sotto la pressione diretta di insegnanti e soprattutto genitori, ma anche con la necessità di fare i conti con i problemi organizzativi e l'impoverimento provocati dai tagli. Quindi, che al previsto incontro di lunedì 2 marzo ad Abano, nè la Gelmini, nè Galan e la Donazzan si siano presentati non dev'essere loro piaciuto. In questa situazione, Provincia e Regione sono tra l'incudine e il martello: da un lato un Governo centrale a cui interessa solo fare cassa (mai però sacrificando i propri privilegi, sempre sulla pelle di qualcun altro), dall'altro una popolazione sempre più scontenta e con la consapevolezza sempre più chiara che li si sta rapinando rispetto a un diritto importante.
Quale la risposta?
Non mettere in discussione il pacchetto Gelmini Tremonti, perché i partiti di riferimento di Provincia e Regione sono anche loro a Roma a spartirsi la torta, e a un pranzo è sempre scortese litigare con gli altri commensali.
Neanche però tapparsi occhi e orecchie di fronte a questo vociare sempre più forte (si pensava che blindando i provvedimenti e approvandoli alla chetichella tutto si sarebbe messo a tacere, e invece...), anche perché i Consiglieri provinciali e regionali hanno con l'elettorato un rapporto molto più stretto di quelli centrali e devono rispondere direttamente della ricaduta sul territorio delle leggi nazionali appoggiate anche dai loro partiti.
Allora la soluzione sembra essere quella di accettare di scambiare il piumone che si aveva (e dove sarà il nostro piumone adesso? a rincalzare qualche boeing dell'Alitalia, forse...) con una coperta lisa e tarmata, ma di tirarla poi con i denti perché il Veneto sia un po' più coperto del resto d'Italia. Da qui tutte le rivendicazioni sulla difesa degli organici del Veneto che alle varie riunioni e nella stampa locale gli Amministratori dei partiti di maggioranza stanno facendo e la promessa di spendersi per la difesa del tempo scuola.
Ma la questione merita di essere affrontata con un po'più di dignità. La scuola pubblica è un diritto, è patrimonio di tutta una nazione. Quello che è stato stravolto non è solo il tempo scuola, pur essenziale per la costruzione di un ambiente educativo, è proprio l'impianto generale. Quello che i genitori nei moduli della Buona Scuola hanno chiesto non è solo orario, è anche qualità. Non è strappando qualche insegnante in più per coprire le mense venete o portare anche le prime alle 30 ore richieste dalle famiglie che si risolverà il problema. Non è facendo slittare i cambiamenti o portandoli a regime in cinque anni anziché in uno che le modifiche sono meno devastanti. Chiariamo quindi, come si è sottolineato anche nel coordinamento del Veneto, che l'aspetto del tempo va trattato assieme a quello della qualità. E riportiamo il dibattito anche sul piano pedagogico, anche se purtroppo è quello che meno interessa a chi sulla Scuola legifera. Mettiamo a disposizione un bell'articolo di Gian Carlo Cerini "Maestre d'Italia", che ricorda che i moduli non sono stati attuati per risolvere un problema occupazionale e che rende il dibattito un po' meno becero di quello a cui in tante situazioni ci tocca assistere.

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