Riportiamo qui sotto la lettera che un Dirigente vicentino ha inviato ai responsabili provinciale e regionale dell'Associazione Nazionale Presidi.
La riportiamo interamente perché riesce in poche righe a condensare molte cose: il complesso percorso che, negli ultimi vent'anni, ha modificato e arricchito la scuola primaria, la devastazione che il pacchetto Gelmini vi sta operando, la sofferenza di molti, la colpevole indifferenza di tanti altri. Questo richiamo dà forza a chi già si sta spendendo. Speriamo svegli chi sta temporeggiando.
Carissimi Edoardo ed Antonino,
da alcuni mesi sono diventato socio dell’ANP, dopo alcune esitazioni iniziali dovute al fatto che per molti anni sono stato iscritto al sindacato CISL, quando, soprattutto per merito di Gigi Manza, questa sigla sindacale nel vicentino è stata un punto di riferimento importante per un approccio non corporativistico ai problemi della scuola.
Nel tempo questo spirito è andato perduto.
Mi è stato più facile, pertanto, in novembre aderire all’ANP nella speranza di poter lavorare per una scuola migliore.
L’anno in corso è stato foriero di “pesanti” novità alcune delle quali hanno minato l’organizzazione maturata in questi anni nelle scuole del Primo ciclo.
Ricordo l’introduzione dei voti che ha offuscato l’approccio ad una valutazione formativa che da trent’anni, pur tra qualche contraddizione, ha rappresentato un punto fermo nella pratica dei docenti. Basterebbe ricordare che l’anno scorso l’ufficio scolastico regionale ha promosso un interessantissimo corso on-line sulla valutazione autentica diretto da Comoglio.
Dopo un anno, questo approccio non ha più valore?
I programmi dell’ 85 della scuola elementare, considerati un fiore all’occhiello da tutti noi, elaborati da una commissione eterogenea, ma altamente qualificata, avevano evidenziato il bisogno di un salto di qualità nella formazione del corpo docente e suggerito un’organizzazione diversa (l’organizzazione modulare).
Da qui la legge 148/90 con l’introduzione di più figure all’interno di una classe per superare la visione del maestro tuttologo non più proponibile se si voleva applicare la filosofia sottesa ai nuovi programmi.
Il disconoscimento della collegialità, intesa come un valore, conquistata con difficoltà, ma divenuta patrimonio della scuola dell’infanzia ed elementare, quella collegialità che personalmente sentirei il bisogno di estendere anche alla scuola secondaria di 1° e di 2 grado alle quali mancano momenti istituzionalizzati di confronto ( le due ore di team), viene ora accantonata con l’indicazione perentoria del ritorno al maestro unico.
L’azzeramento delle ore di compresenza, risorse indispensabili per approntare una scuola di qualità, per dare spazio alla creatività nelle scuole dell’infanzia, ai laboratori del tempo pieno e dei moduli, per ritagliare momenti individualizzati di recupero per bambini con difficoltà o per gli alunni stranieri.
Queste sono le “novità” con le quali dobbiamo confrontarci.
Sono sicuro che voi, persone che stimo, condividiate questi aspetti, ma mi rivolgo a voi nella veste di responsabili regionali e provinciali dell’ANP perché mi ha colpito e rattristato il prolungato silenzio della nostra categoria su questi temi.
Perché non abbiamo espresso il dissenso contro una riforma che ignora quanto sia cambiata la società in questi ultimi quarant’anni?
Vogliamo che i nostri studenti parlino l’inglese e proponiamo che gli insegnanti siano preparati con corsi accelerati di 150 ore; siamo consapevoli dell’importanza dell’informatica, dell’educazione alla cittadinanza, ma proponiamo un orario di 24 ore [tolte 2 ore di religione, 1 ora di informatica, 1 ora 2 o 3 di inglese, 2 ore di ricreazione (20 minuti al giorno)] resta un tempo scuola settimanale di 16 o 18 ore.
Alla scuola si chiede poi di essere luogo socializzante, dove si costruiscono relazioni e competenze (lo sa il legislatore che non si possono valutare le competenze con i voti?), ma al contempo la si priva delle professionalità maturate in vent’anni di scuola modulare.
Per questo esprimo il disagio di appartenere ad un’Associazione che si è espressa favorevolmente nei confronti di questa riforma.
Mi preoccupa che gli insegnanti, soprattutto quelli più motivati, possano arrendersi e rinchiudersi a riccio all’interno delle loro classi perdendo quello spirito di collegialità e di collaborazione che ha contraddistinto, pur tra gli inevitabili chiaro-scuri, questi anni.
Per questo è importante una nostra presa di posizione per ribadire alcuni punti per me essenziali:
il valore di un organico funzionale di Istituto che permetta alle scuole di organizzarsi in modo flessibile
chiedere che sia monitorata e valutata l’importanza assunta dalla compresenza nelle scuole e, se ritenuta utile, trovare le risorse perché sia restituita alle scuole, pur tenendo conto delle attuali difficoltà economiche del paese
ribadire il valore della collegialità dell’insegnamento patrimonio della scuola dell’infanzia e primaria, ma che deve divenire un valore anche negli altri ordini di scuola
permettere alle scuole, nella loro autonomia, di utilizzare il modello didattico a loro più confacente (maestro unico, prevalente o paritario)
rivalutare la didattica laboratoriale centrale sia nella riforma Moratti che nelle Indicazioni Fioroni, ma disattesa dalla legge 169/2008
Sono questi alcuni dei punti che mi sento di portare alla vostra attenzione.
Mi scuso per il linguaggio franco e diretto, ma è quanto sentivo il bisogno di comunicarvi.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Cordialmente
domenica 15 febbraio 2009
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