mercoledì 2 settembre 2009

CODACONS DENUNCIA GELMINI ALLA PROCURA

Il Codacons ha presentato un esposto contro il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e i direttori regionali scolastici a 104 Procure della Repubblica per interruzione e turbativa di pubblico servizio e violazione delle norme sulla sicurezza delle classi che superano i 25 alunni. E quanto rende noto un comunicato del Codacons in cui si spiega che nelle classi in cui si inseriranno piu' di 25 alunni per sopperire alla mancanza di docenti "tagliati" dalla Gelmini si commette un grave reato: si mette a repentaglio la sicurezza dei ragazzi e si violano le norme di igiene pubblica sul limite minimo di spazio che un'aula deve avere. Le norme richiamate - sulla base delle quali il Codacons chiede non solo di avviare l'azione penale contro il Ministro e i Direttori Regionali del MIURS, ma anche di sequestrare le classi illegali - sono, tra le altre, l'art. 5 del D.M. 26.08.1992 (recante "Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica") che afferma: "il massimo affollamento ipotizzabile e' fissato in 26 persone per aula (considerati 25 studenti e 1 insegnante - ndr)", e l'art. 12 della legge n. 820 del 1971 che dice: "Il numero massimo di alunni che possono essere affidati ad un solo insegnante non puo' essere superiore a 25 anche ai fini delle attivita' integrative e degli insegnamenti speciali di cui all'art. 1". "E' dal 1971 che e' previsto un limite massimo di alunni per ogni classe", spiega il Presidente Codacons, Carlo Rienzi che aggiunge: "Prevedere adesso classi di 30 0 40 alunni e' una vera e propria follia che fa correre inutili rischi a studenti e insegnanti. L'esposto e' stato presentato oggi nelle 104 Procure della Repubblica italiane e ora sia i docenti precari danneggiati dai tagli che le famiglie i cui figli sono messi a rischio potranno costituirsi parte civile. "E quando entrera' in vigore la class action - osserva l'associazione - le famiglie potranno agire rappresentate dal Codacons per i danni subiti. Intanto il malcontento dei precari sfocia anche in un mega ricorso collettivo di almeno 20.000 docenti che - rende noto ancora l'associazione - aderiranno all'azione legale organizzata dal Codacons davanti al Tar del Lazio. Per aderire - spiega l'associazione - occorre inviare una mail all'indirizzo ricorsoprecari@codacons.it . Nel ricorso che sara' patrocinato dal Presidente del Codacons, Carlo Rienzi - che gia' nel 1990 fece immettere in ruolo 40.000 precari con una sentenza della Corte Costituzionale - si contesteranno le disposizioni applicative del Miur e le norme sugli organici che hanno portato a dequalificare il servizio pubblico di insegnamento creando classi di 35-40 alunni dove si potra' apprendere ben poco. Un secondo ricorso dei precari non abilitati chiede di estendere anche a loro il privilegio concesso agli abilitati di presentare le domande di incarico in piu' di una provincia.

1 commento:

Unknown ha detto...

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-12/presidi-rinuncia/presidi-rinuncia.html

In Lombardia 67 poltrone vuote, altre in Piemonte e Veneto
In Puglia, Sicilia e Campania 240 idonei senza sede

Sud, gli aspiranti presidi rinunciano ai posti al Nord

Dopo il diktat di Vicenza liberi 150 posti

di SALVO INTRAVAIA


ROMA - I presidi del meridione snobbano le poltrone al Nord. La temuta invasione nelle regioni settentrionali di capi d'istituto provenienti dal Sud quest'anno non c'è stata. Tantissimi aspiranti meridionali alla dirigenza scolastica, nonostante la disponibilità dei posti nelle regioni padane, hanno preferito continuare a respirare l'amica aria di casa piuttosto che spostarsi al Nord. A costo di rimetterci il posto da dirigente scolastico. Ambiente ostile, magari determinato dalle ultime uscite della Lega, accidia o altro? E' difficile dirlo. Sta di fatto che l'anatema lanciato un mese e mezzo fa dal consiglio provinciale di Vicenza contro i presidi non autoctoni ha centrato l'obiettivo. La mozione Martini, dal nome dell'assessore alla scuola (Morena Martini, Pdl) che l'ha presentata, puntava il dito contro le commissioni giudicatrici dei concorsi a preside delle regioni meridionali. Le quali, nell'espletare il concorso, hanno reso idonei un numero di candidati in esubero ben superiore al 10 per cento dei posti disponibili. Con la conseguenza che negli anni successivi questi idonei hanno percorso l'Italia verso Nord alla ricerca di sedi libere.

Ora le preferenze degli interessati sono cambiate. I calcoli che descrivono l'nconsueta carenza di pretendenti alla poltrona di capo d'istituto in quattro regioni settentrionali, all'indomani di tutte le nomine in ruolo, li ha fatti la Flc Cgil. Per comprendere l'anomalia della situazione basta guardare i numeri a dare un´occhiata a quello che è successo l'anno scorso. Dopo mesi di tira e molla con i sindacati, lo scorso 31 luglio il ministero annuncia l'immissione in ruolo di 647 neodirigenti scolastici e comunica i singoli contingenti regionali. Ad attendere il provvedimento sono gli idonei agli ultimi tre concorsi banditi su scala regionale: in prevalenza meridionali rimasti nella loro regione senza sede. Qualche giorno dopo, il ministero comunica anche i posti disponibili per la cosiddetta "fase interregionale": la possibilità offerta con un decreto milleproroghe agli idonei rimasti senza posto nella propria regione di richiederne un'altra. L'anno scorso, i posti disponibili nelle regioni settentrionali vennero quasi tutti occupati da meridionali. Quest'anno, le cose sono andate diversamente: in Lombardia 67 poltrone sono rimaste vuote. Stesso discorso per Piemonte, Veneto e Liguria. In Veneto, ad esempio, su 37 presidenze disponibili ne sono state occupate appena 9. E dire che in Campania, Sicilia e Puglia ci sono ancora circa 240 idonei senza sede che avrebbero potuto chiedere una delle 150 sedi rimaste libere al Nord. Ma non lo hanno fatto.
(3 settembre 2009)